Skip to main content

Il liberismo ha fallito nel mercato elettrico?

A 7 anni dall’apertura del mercato elettrico le forniture energetiche di famiglie e imprese presentano un divario notevole nei prezzi: molto più ridotti nel “regime protetto” dalle autorità rispetto ai costi elevati presenti nella competizione libera tra operatori privati. È il responso di due ricerche rese pubbliche dalla società “Acquirente Unico” in un convegno promosso ieri  nell’Anfiteatro dell’Auditorium di Via Veneto a Roma e intitolato “Mercato elettrico: oltre la maggior tutela”. Un tema nevralgico, che si proietta nello scenario di una strategia energetica nazionale ricca di incognite e tutta da elaborare in un comparto produttivo liberalizzato soltanto in parte.

Le ragioni di un organismo pubblico in un mercato aperto

Acquirente Unico è la società pubblica concepita per facilitare gli investimenti e i contratti di lungo termine nel mercato energetico. Ad essa la legge ha affidato il compito di acquistare elettricità per le famiglie e le piccole e medie imprese che hanno scelto di restare nel regime di prezzi tutelati. Una realtà di oltre 27,4 milioni di utenti di cui 22,8 milioni consumatori domestici – quasi un quarto del fabbisogno nazionale di energia elettrica – a fronte di 10 milioni di soggetti che hanno optato per gli approvvigionamenti nel mercato libero.

Autentica “holding di servizi” soggetta al Ministero dello Sviluppo Economico e all’Autorità per l’energia e il gas, AU esercita competenze aggiuntive per garantire meglio i consumatori e per completare il processo di apertura del mercato. Gestisce lo Sportello dell’utente creato per informare i cittadini sui loro diritti e sostenerli nella risoluzione gratuita delle controversie con i fornitori, oltre che per supportare l’Authority nell’individuazione delle anomalie di mercato. Realizza il Sistema informativo integrato, piattaforma digitale per uno scambio certo e affidabile di dati tra tutti gli operatori. Controlla le scorte petrolifere per assicurare gli approvvigionamenti.

Nessuna alterazione della concorrenza

Grazie agli acquisti compiuti nel segno della trasparenza, spiega il suo presidente e amministratore delegato Paolo Vigevano, l’istituto pubblico è riuscito ad aggregare la domanda per i piccoli consumatori ottenendo buoni risultati in termini di stabilità dei prezzi. A riprova che Acquirente Unico non deforma né viola le regole di concorrenza. Perché una forma di tutela concepita per calibrare un’efficace politica di offerta esiste in tutti i paesi europei. Compresa la liberale Gran Bretagna, in cui il regolatore interviene per verificare che eventuali aumenti di prezzo stabiliti dagli operatori riflettano reali variazioni nei costi delle materie prime, degli investimenti sulla rete e per il miglioramento della fornitura di energia.

Perché la liberalizzazione non ha ridotto le bollette

La correlazione fra tariffe e bollette ha costituito il cuore dei lavori di AU. Il risultato, rimarca l’ex editore di Radio Radicale, è che quei costi corrispondono ai valori effettivi di mercato. Valori di cui però l’utente non ha piena consapevolezza. È questo il terreno nel quale analizzare i motivi per cui oggi i prezzi tutelati per le PMI risultano più bassi rispetto alle tariffe praticate in un regime completamente libero.

Le ragioni di fondo risiedono nei crescenti oneri fiscali che vengono scaricati in bolletta. Un fattore che, legato alla crisi economica e alla prevalenza netta dell’offerta sulla domanda, rallenta la fuoriuscita degli utenti dal mercato tutelato verso il mercato libero. Flusso che attualmente ammonta a 1,5 milioni di clienti. Pertanto, osserva l’ingegnere rivolgendosi al governo, ogni revisione dell’assetto energetico elettrico che voglia favorire quel passaggio deve creare le condizioni propizie per un servizio più competitivo. Soltanto così sarà possibile evitare la deriva riscontrata nel settore Rc auto, in cui la molteplicità di prestazioni offerte da gruppi privati ha portato i premi assicurativi alle stelle.

Il raffronto con l’Europa

Lacune e arretratezze del mercato energetico italiano possono essere illuminate nel confronto con i modelli di regolazione vigenti nelle principali realtà europee. Fabiana Di Porto, professoressa di Diritto dell’economia nell’Università del Salento, ha svolto un’indagine comparata delle componenti di prezzo nei comparti elettrici e degli strumenti di garanzia per l’utenza in 7 grandi Stati dell’UE.

Considerando che Paesi come Italia, Francia e Spagna presentano un regime tutelato accanto a quello libero, ci rendiamo conto che nel nostro Paese l’incidenza della regolamentazione nel prezzo finale per cittadini e famiglie oscilla tra il 49 e il 53 per cento rispetto al 92-100 registrato Oltralpe e al 47-63 individuato a Madrid. L’influenza più bassa è presente nel Regno Unito con il 39 per cento. Ma la Gran Bretagna, al contrario della Germania, prevede una rete ampia di tutele esterne alle tariffe per evitare prezzi discriminatori e avvantaggiare i consumatori più vulnerabili.

L’inquinamento degli inventivi alle fonti rinnovabili

Lo studio condotto per la Camera di Commercio di Milano da Donato Berardi, partner di REF Ricerche, mette in rilievo un’anomalia tutta italiana: nell’arco di 5 anni il costo delle materie prime è calato dell’11 per cento, ma il prezzo delle forniture elettriche per le piccole e medie imprese è cresciuto del 30. La motivazione del clamoroso divario risiede in gran parte nell’aumento degli incentivi alle fonti energetiche rinnovabili, oltre che nella congiuntura internazionale negativa e nella contrazione del nostro Prodotto interno lordo. La componente di prezzo derivante dal mercato puro incide invece per meno di un terzo nella bolletta di un’azienda.

Le obiezioni anti-liberiste delle associazioni di consumatori

Fortemente critico verso le virtù del mercato libero è il punto di vista espresso dalle organizzazioni a tutela degli utenti. Massimiliano Dona, segretario generale dell’Unione nazionale consumatori, vede crollare “le mitologie liberiste” sulla sovranità del consumatore che si palesa con il plebiscito compiuto ogni giorno nell’acquisto di beni e servizi”. A suo giudizio è necessario accompagnare l’effettiva concorrenza con una riduzione controllata dei prezzi. Perché, rimarca il legale, nel comparto energetico sono molto difficili le scelte consapevoli compiute sulla base di elementi rigorosi e visibili.

Altrettanto consapevole che nel mondo dei servizi pubblici essenziali “la divinità del mercato” debba soggiacere al primato di un regolatore pubblico è Pietro Giordano, presidente di Adiconsum: “La concorrenza selvaggia non produce benefici per i consumatori e spesso nasconde monopoli come quelli di Eni ed Enel. Ma allo stesso tempo bisogna rimuovere gli oneri impropri provocati in bolletta dagli enormi incentivi pubblici alle fonti energetiche rinnovabili, a partire dal fotovoltaico”.

Attento a introdurre un contratto in grado di colmare le asimmetrie informative tra fornitori e famiglie è Ovidio Marzaioli, segretario nazionale del Movimento consumatori. Ma il vice-presidente di Federconsumatori Mauro Zanini ricorda che, al pari di quanto accade nel comparto del gas, è assai complicato per i cittadini orientarsi tra le offerte dei 229 operatori attivi nel mercato elettrico. La strada da intraprendere, rileva, è una regolazione pubblica che premi chi fa le offerte migliori e più competitive, anche attraverso la comparazione incrociata tra le aziende.

La voce delle imprese

Fautore appassionato di una completa liberalizzazione è il presidente di Assoelettrica Chicco Testa. Il quale rileva come il mercato elettrico nel nostro Paese esista e richieda un grado elevato di consapevolezza nei consumatori. Rivendicando il calo del prezzo unico dell’energia rispetto agli oneri fiscali saliti alle stelle, il manager e imprenditore punta a una tariffa comprensibile corrispondente ai costi e ai consumi effettivi.

Un obiettivo cui aspira Barbara Gatto, responsabile del Coordinamento politiche energetiche di Rete Imprese Italia. A suo avviso la principale penalizzazione per le aziende è costituita dal ginepraio di sussidi pubblici alle fonti rinnovabili. Mentre per Michele Governatori, presidente dell’Associazione italiana di fornitori di energia all’ingrosso, la priorità è nell’adeguamento delle reti di trasmissione e distribuzione.

Nessun paragone tra mercato elettrico e telefonia

Progressi in un comparto strategico per le prospettive di ripresa economica sono stati compiuti. Lo rammenta Guido Bortoni, presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, l’organismo pubblico indipendente che vigila e opera per la trasparenza e accessibilità dei prezzi e dei contratti tra aziende e utenti oltre che per facilitare il passaggio da un fornitore all’altro.

Dall’avvento delle energie rinnovabili, spiega il numero uno dell’Authority, il prezzo di fornitura del gas per gli utenti è calato del 25 per cento. E il mercato tutelato, che prevede un’offerta accessibile per le fasce di clienti più disagiate e la garanzia della fornitura del servizio, copre oltre il 40 per cento dei consumatori complessivi. Cifra che ai suoi occhi rende impraticabile il parallelo tra mercato elettrico e telefonia mobile: “Un comparto del tutto liberalizzato in cui il servizio è altamente personalizzato e le reti di accesso sono molteplici”.



CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter