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Ecco perché Papa Francesco ha deciso di non chiudere lo Ior

Il Papa ha deciso: lo Ior non chiuderà i battenti. Di primo mattino, a sorpresa, la Sala Stampa vaticana ha diffuso un lungo comunicato con cui annuncia che Francesco ha “approvato una proposta sul futuro dell’Istituto per le opere di Religione”, riaffermando “l’importanza della missione dello Ior per il bene della chiesa cattolica, della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano”.

LA PROPOSTA APPROVATA DA BERGOGLIO

La proposta – i cui dettagli non sono ancora stati resi noti – è stata elaborata congiuntamente dalle due commissioni istituite la scorsa estate dal Pontefice, quella referente sullo Ior e quella di indirizzo sull’organizzazione della struttura economico-amministrativa della Santa Sede. A questi due organismi si sono naturalmente aggiunti la Commissione cardinalizia dello Ior e il Consiglio di sovrintendenza dello Ior. Una volta pronta, la bozza è stata sottoposta al vaglio di Francesco, che l’ha approvata. Un ruolo decisivo nella procedura l’ha avuto il cardinale George Pell, prefetto della neonata Segreteria per l’Economia, d’intesa con il cardinale Santos Abril y Castelló, da poche settimane presidente della Commissione cardinalizia dello Ior al posto di Tarcisio Bertone, ex segretario di Stato.

CHE COSA FARA’ LO IOR

Lo Ior, recita il comunicato ufficiale, “continuerà a servire con attenzione e a fornire servizi finanziari specializzati alla Chiesa cattolica in tutto il mondo. I significativi servizi che possono essere offerti dall’Istituto, assistono il Santo Padre nella sua missione come parte delle nuove strutture finanziarie della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano”. Spetterà poi al Consiglio degli otto cardinali incaricati di riformare la curia e al Consiglio per l’Economia coordinato dal cardinale Reinhard Marx valutare dettagliatamente il piano. Quello che si sa, per ora, è che “le attività dello Ior continueranno a rientrare sotto la supervisione regolamentare dell’Autorità di Informazione finanziaria (priva, dallo scorso gennaio, della guida del cardinale Attilio Nicora, per divergenze con René Brülhart, direttore dell’Aif), l’organismo istituito a fine 2010 da Benedetto XVI.

A CHI SPETTA LA SUPERVISIONE

Il cardinale Pell ha comunque già sottolineato “l’importanza di un allineamento sostenibile e sistematico delle strutture legali e normative della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano con le best practice internazionali”. E questo perché “una efficace supervisione regolamentare e i progressi raggiunti nella compliance, trasparenza e operatività avviati nel 2012 e sensibilmente accelerati nel 2013, sono fondamentali per il futuro dell’Istituto”.

VERTICI CONFERMATI

Confermati anche gli attuali vertici dell’Istituto che ha sede nel quattrocentesco Torrione di Niccolò V, a cominciare dal presidente Ernst von Freyberg: “Il presidente del Consiglio di sovrintendenza e il management dello Ior porteranno a termine il loro piano al fine di assicurare che lo Ior possa compiere la sua missione come parte delle nuove strutture finanziarie della Santa Sede e della Città del Vaticano”.

BOCCIATA LA CHIUSURA

Il destino dell’Istituto per le opere di Religione è stato uno dei temi al centro delle congregazioni cardinalizie che hanno preceduto il Conclave dello scorso anno, con alcuni porporati che chiesero l’immediata chiusura della “banca”. Il Papa, in una delle prime omelie a Santa Marta, aveva ricordato come tutte le strutture fossero necessarie, “ma fino a un certo punto”. Il riferimento era proprio allo Ior, dal momento che alla messa mattutina erano presenti i dipendenti dell’Istituto. Qualche settimana fa, quando il Vaticano ufficializzò la creazione ex novo dei nuovi organismi economici (Segreteria e Consiglio) nulla fu detto a proposito dello Ior, in quanto si “attendeva la proposta e la conclusione dei lavori delle commissioni ad hoc”. Era opinione generale che il tema sarebbe stato all’ordine del giorno a fine mese, in occasione della nuova riunione della consulta degli otto cardinali. Lo sarà, ma solo per prendere atto di una decisione già presa a Santa Marta.

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