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Il razzismo capovolto di Haribo e le perversioni di Hollande

Grazie all’autorizzazione del grupp Class editori pubblichiamo il commento di Gianfranco Morra apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.

Sempre accesa la discussione in corso sulle «razze» e sul «razzismo». Per secoli, l’Occidente è stato animato da una ideologia etnocentrica, che poneva la nostra civiltà al culmine della evoluzione umana: per intelligenza, volontà, moralità, cultura e progressi scientifici. Una pretesa di ogni epoca, come hanno mostrato gli antropologi: ciascuna etnia si considera superiore alle altre. Chi non era greco, era balbuziente (bar-baro). In Occidente i fattori storici prevalenti sono stati prima il sangue (razza), poi la potenza (politica), infine il danaro (economia). Oggi, la nozione di razza è stata modificata dalla scienza, dato che oltre il 90% del dna è uguale in tutti i viventi umani. E ciò apporta argomenti a favore dell’origine unica dell’homo sapiens, proposta, tre anni prima della scoperta del dna, da Pio XII col suo «monogenismo» (Humani generis, 1950). Siamo prole di Adamo: «Fatti tutti a sembianza d’un solo / figli tutti d’un solo riscatto» (Manzoni).

UN’OFFESA AL GENERE UMANO

Se il concetto di «razza» è scientificamente inadeguato, il «razzismo», ossia la pretesa di differenze non solo fisiche, ma anche psicologiche e morali congenite e insuperabili, in quanto legate alla razza, è una offesa al genere umano. Come faceva Voltaire, che considerava il nero più simile alla scimmia che al bianco. Forse per farsi perdonare affermazioni simili l’Occidente è oggi passato dal sadismo al masochismo, dall’odio contro le razze diverse a quello verso se stesso. Con decisioni non di rado ridicole sino alla demenza.

RAZZISMO, CARAMELLE E PUBBLICITA’ IN GERMANIA

Un esempio divertente ci è giunto, lo scorso mese, dalla Germania. È noto che negli anni della conquista coloniale molti prodotti venivano battezzati e pubblicizzati con parole e immagini di negrette africane. Da noi, nel 1927 nacquero le «Nougatine» Venchi e caramelle chiamate «Morette» sono durate, come quelle Ambrosoli, sino agli anni Sessanta. E non solo a noi bambini le davano, quando ottenevamo bei voti; ma eravamo tenuti a conservare le carte di stagnola: «Servono per riscattare i negretti». A Bonn, la grande industria dolciaria tedesca Haribo, nata nel 1920, domina ancora il mondo: due miliardi di euro l’anno; anche grazie a spot riuscitissimi: «Godetevi ogni giorno una gommosa felicità». Fra le «gomme» più vendute, quelle «nere»: maschere davvero bellissime, che raffigurano le religioni di tre continenti (Africa, Asia, America). Una offesa razzista: eccole tolte dalla produzione. Una industria non ha ideologie, guarda solo alle vendite. E dato che le indagini di mercato hanno mostrato la ripugnanza dei consumatori occidentali per quel nero, soprattutto nei paesi scandinavi, giusto adeguarsi.

HOLLANDE, LA RAZZA E LA COSTITUZIONE IN FRANCIA

Un altro esempio viene dalla politica. In Francia, nel programma elettorale di Hollande, c’era la modifica dell’art. 1 della Costituzione francese del 1946: «Uguaglianza di tutti i cittadini senza distinzione di origine, di razza e di religione». Il presidente vorrebbe togliere quella parola «razza», che offende l’eguaglianza degli uomini, dettata dagli «immortali princìpi» del 1789. Forse non ha letto bene: la Costituzione non difende la razza, ma nega le differenze fra le razze. E allora che bisogno c’è di toglierla? Intanto la Camera dei deputati, nella seduta del 16 maggio 2013, ha accolto l’invito con una motivazione ridicola: «proibire e condannare il razzismo, in quanto non esiste alcuna razza» (seduta del 16 maggio 2013). Ma se non ci sono le razze, come può esistere il razzismo?

LE PERVERSIONI DI HOLLANDE

Nei primi mesi di presidenza Hollande ha cercato di cancellare quella brutta parola. Non c’è riuscito. Oggi ha meno tempo di prima, i suoi problemi più che elettorali, sono «lettorali». La sua pretesa, tuttavia, è uno dei tanti tasselli di un progetto politico autoritario, mostrato da alcune decisioni conformistiche o antidemocratiche: la legalizzazione dei matrimoni omosessuali, la persecuzione dei clienti di prostitute, l’uso dell’esercito contro gli spettacoli, discutibili ma leciti, del comico islamico Dieudonné, l’obbligo di affiggere in ogni scuola la Carta della Laicità, sorta di religione atea obbligatoria per tutti. Tutte perversioni legate ad un falso scopo: la difesa oltranzista e fanatica dei Diritti dell’Uomo, la nuova Divinità che ha preso il posto di Godot, ma solo per nascondere dietro un feticcio di plastica un reale vuoto di valori.

UN RAZZISMO CAPOVOLTO

L’antirazzismo, nel suo bisogno primario, che è il rispetto di ogni uomo, è davvero lodevole. Ma da noi si trasforma troppo spesso in un razzismo capovolto e si traduce in un indebolimento della solidarietà nazionale. È il contrario dell’ «amore del prossimo», come predicava Nietzsche: «Il vostro amore del prossimo è il vostro cattivo amore per voi stessi. Vi consiglio la fuga dal prossimo e l’amore del lontano» (Fernstenliebe, in Zarathustra).

Che è l’amore più facile e comodo. Ormai imposto dal Pensiero Unico di una cultura del vuoto che ha riempito di sé scuola, università, spettacoli, mezzi di comunicazione. E ha isolato chi non ne accetta il predominio: pensa ciò che vuoi, ma esprimiti solo dentro i confini segnati. Producendo un conformismo anche peggiore di quello del Ventennio fascista, quando almeno si reagiva alla propaganda con l’ironia nascosta e la barzelletta.


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