La cancelliera Angela Merkel è alla guida della Germania dal novembre del 2005 – circa tremila giorni – e ha tutta l’intenzione di battere anche il record che appartiene a Helmuth Kohl e Konrad Adenauer (più di cinquemila). Ha colto tutti i frutti (politici ed economici) delle riforme messe in atto da Gerhard Schroeder, prima che quest’ultimo passasse a lavorare per Gazprom.
SALARIO MINIMO
Senza dubbio una delle mosse più caratterizzanti è stata l’introduzione del salario minimo di 8,50 euro l’ora. La legge è stata ideata e realizzata dal ministero del Lavoro guidato dalla socialdemocratica Andrea Nakles, ed entrerà in vigore dal 1 gennaio 2015. Il provvedimento è stato oggetto di dibattiti e proteste anche da parte di un nutrito gruppo di analisti e di economisti, certi che dopo questa legge sia altissimo il rischio di un crollo dell’occupazione. Ma il governo di larghe intese ha replicato che dal provvedimento saranno esclusi i disoccupati di lungo corso, ovvero coloro che non sono occupati da più di dodici mesi o chi si troverà nei primi sei mesi di reimpiego. Invece la legge sarà applicata anche ai maggiorenni e ai praticanti nell’ambito del periodo di formazione.
SEGRETO BANCARIO
Adesso le regioni governate dalla SPD intendono invece intervenire sul segreto bancario, in questo modo le autorità fiscali potrebbero incamerare più entrate. La cosiddetta flat tax è stata introdotta nel 2009 e oggi secondo i proponenti non sarebbe più giustificata. Il motto per il futuro, osserva la Frankfurter Allgemeine Zeitung, è che dovrà essere rafforzata la responsabilità di ciascuno per garantire lo sviluppo. La proposta segue la decisione assunta dall’Ue un mese fa di scrivere la parola fine al segreto bancario per gli stranieri. Il Consiglio dei ministri dell’Unione europea ha infatti deciso all’unanimità di effettuare una stretta sul risparmio con una legge fiscale in base alla quale le autorità fiscali dell’UE scambieranno più informazioni su profitti e guadagni dei cittadini su territorio comunitario rispetto a prima.
VULNUS ENERGETICO
Meno entusiasmanti per l’elettorato tedesco i risultati della Merkel in materia energetica, con i cittadini e le imprese tedesche che ancora pagano una bolletta molto salata rispetto agli altri Stati membri. E’ l’aspetto sul quale forse è mancata una programmazione lungimirante, anche se dallo scorso anno più di qualcosa è cambiato per l’intero continente, con l’avvio dei lavori relativi al gasdotto Tap che condurrà il gas dall’Azerbaijan al vecchio continente tramite l’Italia. Un passaggio significativo attorno al quale si snodano anche (o soprattutto) le strategie legate alla geopolitica e che coinvolgono il rapporto con Mosca e Washington.
VERVE ESPANSIONISTICA?
Ma Angela Merkel non si ferma e adesso, dopo aver affrontato i casi di Grecia e Cipro, punta dritto al continente africano. Pochi giorni fa ha invitato tutti gli africani ad imparare la lingua tedesca per “lasciarsi coinvolgere dall’avventura di un periodo di studio in Germania”. L’occasione è stata un videomessaggio postato sul sito del governo federale, poco prima di ricevere a Berlino il presidente del Senegal Macky Sall, per poi trasferirsi a Bruxelles al quarto vertice Ue-Africa. Una mossa altamente strategica, in quanto proprio il cambiamento nelle politiche per il continente è ai primissimi posti dell’agenda della Merkel per il prossimo triennio.