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Una nuova stagione dei cattolici in politica!

L’idea lanciata da Ettore Bonalberti da queste colonne di auspicare una convocazione degli stati generali dei “popolari” e di una “nuova Camaldoli”, per mettere insieme i cattolici in politica da cui far scaturire la proposta “popolare”, quale nuova speranza da offrire all’Italia per il prossimo Parlamento costituente è un’idea da coltivare e da far crescere. Bonalberti parlando di una “nuova Camaldoli” sottolinea un aspetto molto importante che ha caratterizzato nel tempo la politica economico-sociale dei cattolici. Infatti, nel luglio del 1943, mentre il fascismo viveva i suoi ultimi sprazzi, un nutrito gruppo di cattolici si ritirò a Camaldoli per studiare ed elaborare una possibile proposta economico-sociale di governo da mettere sul tappeto una volta finito il potere mussoliniano. Tra i partecipanti vi erano tanti giovani, poi diventati dirigenti di primo piano della DC, e dell’economia nazionale. Giusta quindi l’idea di Bonalberti. Bisogna convenire che c’è questa voglia di rilancio della weltanschauung democristiana. La cosa non suscita meraviglia. E’ nelle cose. Il disastro vissuto in questo ultimo ventennio ha prodotto solo sconforto tra i cittadini italiani, delusi e disorientati per gli scarsi risultati prodotti dai governi che si sono succeduti. Le coalizioni di centrosinistra e di centrodestra, come alleanze politico-elettorali hanno entrambe fallito sia sul piano politico che su quello di governo. Dal 1994 in poi solo proclami e facili enunciazioni, mai scelte di governo rilevanti e concrete per far crescere e migliorare la vita della gente comune: giovani, disoccupati, pensionati, ceto medio. La concentrazione ossessiva è avvenuta su cose secondarie e residuali: televisioni, giustizia e amenità varie. E poi spread, conti, fiscal compact, deficit e altro ancora, aspetti sì importanti ma per gli addetti ai lavori. Gli italiani alla fine guardano al contenuto della busta paga o alle tasse da pagare, per chi vive di libera attività; alla qualità dei servizi; alla speranza che i governi, forze politiche e sociali sono capaci di offrire. Si è anche mistificato il lessico politico: primarie, club, bipolarismo, alternanza, centrodestra e centrosinistra, e non più partiti. Tutta materia per illusionisti che non convince, non solo i cittadini-elettori, ma anche gli stessi addetti ai lavori, dimostrando che un’opera buffa, architettata da “grandi soloni”, si è svolta e consumata dalla fine del ‘900 e fino all’inizio del terzo millennio. E allora, dopo aver sperimentato tutto il c.d. nuovo possibile ed immaginabile, dal 1994 ad oggi, è giusto esplorare nuovi sentieri, che non possono che essere quelli già conosciuti e percorsi in altre epoche: quando non ci sono riferimenti per il futuro, l’unico riferimento che abbiamo è la storia. E i cattolici posseggono una storia infinita, consolidata in più di due millenni. I cattolici in politica, invece, sono in possesso di un patrimonio invidiabile, ultra secolare, e il Codice di Camaldoli fa parte di questa preziosa ricchezza. Allora, appena finita la fase elettorale, attingendo alla ricca storia del cattolicesimo politico, è opportuno dedicarsi a rinsaldare rapporti, riscoprire idee, rilanciare programmi. Il Paese ne ha bisogno! Ogni qualvolta l’Italia ha fatto  a meno dell’apporto del movimento politico dei cattolici le cose non sono andate un granché bene. L’inizio del XX secolo portò l’Italia al primo conflitto mondiale, il tempo del fascismo aprì le porte al rovinoso ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale, gli anni a cavallo tra fine del XX secolo e inizi del XXI hanno portato il Paese ad una crisi spaventosa, qualcuno addirittura parla di crisi d’identità non a caso.  E, quindi, raccogliendo l’appello di Bonalberti è possibile inaugurare una nuova stagione, positiva e feconda, dei cattolici in politica, caratterizzando idee e  programma e presentarsi con le carte in regola per una concreta azione di governo.

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