Pubblichiamo il post tratto dalla pagina Facebook di Marcel Vulpis
Vengo dallo sport (con applicazione economica) e mi piace l’etica (è un mio pallino) – mi piacciono le competizioni regolari, il rispetto delle regole e dell’avversario – la creazione di momenti in cui tutti i concorrenti hanno le stesse opportunità di giocarsela e di non vedere il risultato già scritto. Altrimenti non è una competizione regolare.
Queste piccole regole, ma potrei scriverne anche altre – fanno parte del mio dna e mi aspetto che siano presenti anche nei cosiddetti avversari – poi chi vinca o chi perda è “un di cui”. Per saper vincere, bisogna anche prima sapere perdere. Tutto questo oggi in politica non c’è. Un gruppo prova comunque a priori a “cannibalizzare” l’altro, anche talvolta a non far partecipare al gioco la potenziale corrente minoritaria, perché in politica il dialogo e il dibattito sono per molti tempo sprecato, quasi un voler invadere il territorio altrui, senza averne il diritto.
Quello che è successo ieri a Roma in occasione del Consiglio Nazionale del PLI (annullata al termine di una giornata di scontri all’arma bianca tra correnti) rimarrà una pagina “buia”, molto buia del Partito Liberale.
Credo che in un partito debba esistere comunque una corrente di minoranza, altrimenti di cosa parliamo. Il fatto che oggi non vi sia e che soprattutto si stiano creando tutte le condizioni possibili per arrivare all’occupazione quasi militare (permettetemi la provocazione) dovrebbe porre una serie di quesiti amletici in molti dei miei colleghi. E meno male che ci chiamiamo liberali.
Chiedere di potersela giocare lealmente ad armi pari è diritto per chi vuole competere e un dovere per un Partito realmente Liberale. Detto questo dopo le tenebre ci può sempre essere uno spiraglio di luce, ma ci deve essere la volontà di giocare secondo le regole che ho descritto nella prima parte del post. Altrimenti dopo il buio, ci possono essere anche le tenebre.
O questo partito si rialza più forte di prima o così diviso e frantumato non ha più una sua logica politica. Chiunque dovesse vincere, dopo ieri, si troverebbe purtroppo a gestire macerie. Questo mi sentivo di scrivere e questo ho scritto – chi vuole capire intenda. A buon intenditore poche parole.
La porta per il dialogo è aperta, perché dentro sono rugbista e mi piace il terzo tempo (dare la mano all’avversario anche dopo averlo contrastato lealmente in campo) ma al centro del tavolo ci deve essere il rispetto delle regole e anche delle eventuali minoranze. Non è importante chi vincerà al prossimo congresso del PLI, ma che si esca da questo evento con un partito più moderno, aperto a tutti, finalmente con una corrente di minoranza (quale essa sia) e soprattutto più uniti di prima.
Ieri il tricolore del PLI è caduto a terra… adesso vediamo chi ha il coraggio e l’onore di raccoglierlo e tendere la mano all’altro. Chi fondò questo partito glorioso ci guarda e ieri non abbiamo dato (tutti quanti nessuno escluso) il “meglio” di noi. Buona giornata e domenica a tutti i liberali.
Marcel Vulpis – membro di direzione del Partito Liberale italiano