Il futuro dell’Italia nel settore dello Spazio è legato soprattutto a due elementi: applicazioni e ricerca. Non ha dubbi l’astrofisica italiana Simonetta Di Pippo, di recente nominata direttore dell’United Nations Office for Outer Space Affairs (Unoosa).
Che ruolo ha il nostro Paese nella comunità spaziale internazionale? Su quali programmi è necessario concentrarsi?
L’Italia ha sempre giocato un ruolo importante nello scenario europeo e mondiale. Basti ricordare che siamo stati il terzo Paese, dopo Stati Uniti e Unione Sovietica, a lanciare in orbita un satellite nel 1964 dalla base “San Marco” in Kenya. Il Paese ha poi continuato ad avere un ruolo centrale anche dopo, sia con il contributo all’Agenzia spaziale europea, sia attraverso programmi nazionali e in collaborazione bilaterale. Mantenere, anzi rafforzare, capacità tecnologiche nel settore richiede che lo spazio sia considerato strategico per il Paese e che ci sia un’attenzione agli investimenti. Nello spazio è opportuno investire da un lato sui programmi applicativi: telecomunicazioni, navigazione satellitare e osservazione della terra, dall’altro, non si deve dimenticare che il progresso è legato alla ricerca. Occorre mantenere alta l’attenzione alla scienza e all’esplorazione, che consentiranno sviluppi tecnologici alcune volte impensabili, anche sul medio-lungo termine.
Lei è da poco il nuovo direttore dell’Unoosa. Quali sono gli obiettivi di questo organismo?
L’Unoosa è il fulcro delle attività che permettono di offrire, a tutto il sistema delle Nazioni Unite e delle sue Agenzie specializzate delle soluzioni ai problemi del pianeta, attraverso l’impiego di sistemi e tecnologie spaziali. Il nostro obiettivo primario è lo sviluppo sociale. Su questo lato, temi portanti sono la salute pubblica, la sicurezza e il benessere, la gestione dei disastri e l’assistenza umanitaria. Sul lato dello sviluppo economico, due settori portanti sono agricoltura e industria. L’uso dei dati satellitari per promuovere lo sviluppo di una agricoltura sostenibile e uno sviluppo tecnologico avanzato è quindi il nostro mantra.
Come vi muovete con gli altri soggetti che si occupano di spazio?
Le attività spaziali sono per loro natura interdisciplinari, internazionali, multisettoriali, alla frontiera della conoscenza. Il numero di enti e istituzioni coinvolti, nazionali, sovranazionali e internazionali, il rapporto tra mondo produttivo e mondo accademico e della ricerca, rende indispensabile una funzione politica di raccordo, coordinamento e impulso, nel quadro istituzionale nazionale, europeo e mondiale, per poter governare i processi e i flussi decisionali sia nell’immediato sia nel medio-lungo termine.
Quali sono le priorità?
Ci sono temi molto delicati che bisogna affrontare. Ad esempio, è ben noto a tutti come gli effetti del cambiamento climatico possono creare difficoltà per raggiungere gli obiettivi del millennio. Per poter assicurare sostenibilità ambientale, l’Onu fa un uso estensivo di dati spaziali e processi di monitoraggio a derivazione spaziale e su scala globale. Tali dati sono molto utili per il monitoraggio dell’implementazione di eventuali misure di mitigazione, attraverso l’analisi dell’impatto di tali misure, stabilendo anche opportune strategie per azioni future.