Si concludono le giornate di commemorazione nel 70° anniversario delle battaglie di Monte Cassino (1944-2014). Iniziate in marzo con il discorso del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il 18-19 maggio vedono la partecipazione del principe britannico Harry, del primo ministro polacco Donald Tusk, degli ultranovantenni e pluridecorati combattenti antifascisti e antinazisti (in maggioranza polacchi). Alla messa commemorativa officiata dall’arcivescovo di Varsavia, hanno fatto fugace apparizioni alcune autorità ecclesiastiche e il sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano.
Non sembra che alle celebrazioni abbiano preso parte alte autorità degli Stati Uniti e della Francia. Quest’ultima forse imbarazzata dalla memoria dei Goumier, soldati marocchini e algerini ai quali il generale francese Alphonse Juin aveva concesso assoluta libertà di comportamento per 50 ore, come premio per aver sfondato il fronte difensivo tedesco, e che commisero ogni sorta di violenze fisiche, umiliazioni e furti ai danni della popolazione civile. Anche dei rappresentanti della Germania non se ne è avuta notizia.
Nonostante i 220.000 caduti (ignoti più di 20.000, almeno 90.000 della V Armata alleata che riuniva 12 nazionalità, di cui 18.000 perdite agli americani, 14.000 agli inglesi e 924 ai polacchi, e almeno 11.000 caduti tedeschi che difendevano la “linea Gustav”), l’Abbazia di San Benedetto e la città di Cassino rase al suolo, l’attenzione dei media italiani è stata molto sfumata. La televisione pubblica, la Rai, non ha dedicato spazi di approfondimento e commemorativi sufficienti perché la memoria non sia cancellata. Nelle scuole pubbliche italiane poco o nulla si è fatto per motivare i giovani alla memoria.
Eppure, “La battaglia di Monte Cassino annunciava la fine della seconda guerra mondiale e la vittoria degli alleati sul nazi-fascismo di Hitler” ha affermato il presidente polacco Bronislaw Komorowski.
Una cronista di lungo corso ha giustamente commentato che “poi ci sarà solo il vuoto e il bianco dei cimiteri militari”.
Non ci si potrà lamentare se con leggerezza i giovani italiani non esprimeranno alcun senso storico nel guardare a quell’Europa unita alla quale ha fatto riferimento accorato il presidente Napolitano. Non si può essere sorpresi se l’Italia in Europa e nel mondo conta sempre meno e resta auto compiaciuta da sola delle proprie vacue espressioni di lirismo linguistico che con enfasi infarciscono la retorica istituzionale.
Ciò risalta ancor di più se si ricorda che il 26 marzo 2014 il presidente Obama ha voluto rendere omaggio ai caduti americani sepolti nel cimitero di Waregem in Belgio. E che per simili commemorazioni presso i cimiteri militari in Francia si è vista la partecipazione dei più alti vertici delle nazioni coinvolte, ad iniziare dalla Germania.
Commemorare la fine della battaglia di Monte Cassino “in sordina”, distrattamente, è un segnale chiaro dell’irrilevanza nella quale l’Italia è caduta.
Qualcuno se ne è accorto a Palazzo Chigi?