Una gaffe clamorosa ha segnato la visita lampo di Barack Obama in Afghanistan. Lo staff della Casa Bianca ha inserito nella lista dei partecipanti all’incontro con il presidente anche il nome del capo della Cia a Kabul.
L’ERRORE NELLA LISTA
A far notare in un primo momento l’accaduto è stato il capo dell’ufficio che copre la Casa Bianca al Washington Post, Scott Wilson.
Un nucleo ristretto di giornalisti al seguito aveva ricevuto in anteprima la nota contenente il nome del Chief of Station e di altri quindici esponenti della delegazione intervenuta alla base aerea di Bagram, prima che questa fosse inviata al gruppo esteso.
REAZIONE TARDIVA
Solo dopo gli uomini dello staff del capo di Stato hanno tentato di porre rimedio divulgando una lista in cui il nome del rappresentante di Langley venuto fuori per errore era stato eliminato. Ma la email era già arrivata a 6mila giornalisti delle testate non presenti, fra cui molte straniere, “bruciando” di fatto lo 007 americano.
CIRCOSTANZA ECCEZIONALE
Quello di oggi rappresenta l’unico caso in cui la copertura di un agente operativo statunitense è saltata ad opera dello stesso governo, se si esclude la denuncia di Valery Plame da parte dell’amministrazione Bush, per punire il marito, ex ambasciatore schierato su posizioni fortemente critiche riguardo il conflitto in Iraq.
GLI ALTRI CASI
Divulgare intenzionalmente il nome di un agente dell’intelligence è un reato negli Usa. Un ex agente della Cia, John Kiriakou, è stato condannato a 30 mesi di prigione a gennaio scorso, dopo essersi dichiarato colpevole di aver rivelato a un giornalista il nome di un funzionario dell’agenzia sotto copertura
NOME DA NON DIVULGARE
La Casa Bianca ha chiesto ai media venuti in possesso del nome di non diffonderlo, perché ciò potrebbe mettere a repentaglio la sua vita e quella dei familiari. Una richiesta che accolta dai grandi media, compreso il Wapo, anche se le generalità e il volto del funzionario sono facilmente reperibili con una ricerca su Internet.