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Climate change, cosa c’è dietro la guerra tra Congresso e Pentagono

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L’ex direttore della Cia e segretario della Difesa dell’Amministrazione Obama, Leon Panetta, non aveva usato giri di parole: i cambiamenti climatici e ambientali, disse nel 2012, stanno prendendo la forma “di minacce alla sicurezza nazionale” che pesano in modo consistente sulla nuova strategia del Pentagono.

La notizia è tornata di attualità pochi giorni fa, quando la Camera ha votato per negare il finanziamento del Pentagono per combattere gli impatti del climate change e la sua forte correlazione con i combustibili fossili e le emissioni di CO2, di cui gli Stati Uniti sono rispettivamente tra i più grandi consumatori e produttori.

L’EMENDAMENTO ANTI-PENTAGONO

Capitol Hill ha approvato giovedì scorso un emendamento al disegno di legge National Defense Authorization che impedirebbe al Dipartimento della Difesa di utilizzare i fondi per valutare i cambiamenti in atto nel pianeta. La misura, che mira ad impedire al DoD di intraprendere qualsiasi azione significativa legata ai cambiamenti climatici o alle sue potenziali conseguenze, è stata proposta dal repubblicano David McKinley, eletto in West Virginia, uno Stato in cui il carbone incide molto sull’economia, ma supportata anche da alcuni deputati democratici.

LA DENUNCIA DI AL GORE

Il dibattito negli Usa rimane infuocato. Nel 2010 fu l’ex vicepresidente democratico degli Stati Uniti, Al Gore, ambientalista convinto e protagonista del documentario premio Oscar 2007 sul riscaldamento globale “An inconvenient truth”, a paragonare la lotta contro il climate change a quella contro il regime nazista.

IL RAPPORTO SEGRETO

La Difesa Usa ha da tempo rivolto l’attenzione al riscaldamento globale, nonostante le dispute politiche sui suoi effetti legate soprattutto alla rappresentanza di interessi economici delle grandi corporation americane, preoccupate che una stretta all’inquinamento possa costarle miliardi di dollari. Già dieci anni fa, nel 2004, l’Observer entrò in possesso di un rapporto segreto (qui la versione completa) commissionato dal Pentagono che avvertiva l’allora poco convinto presidente George W. Bush degli effetti catastrofici che i cambiamenti climatici potrebbero avere sul mondo. Il dossier fu commissionato dal consigliere per la Difesa Andrew Marshall, un uomo dalla forte influenza sul pensiero militare degli Usa nel corso degli ultimi tre decenni, lo stesso fautore della recente revisione radicale dell’esercito americano realizzata dal segretario alla Difesa Donald Rumsfeld.

UNA MINACCIA ALLA SICUREZZA

Il documento prevedeva che il climate change potrebbe portare all’improvviso il pianeta sull’orlo dell’anarchia, rendendo i conflitti e l’instabilità una costante anche della vita occidentale, con i Paesi spinti a sviluppare armi nucleari per difendersi e garantirsi il cibo e l’acqua in diminuzione e le forniture energetiche. La minaccia alla stabilità mondiale proveniente da questi cambiamenti eclisserebbe di gran lunga quella del terrorismo, dissero i pochi esperti al corrente del suo contenuto compresi i suoi autori – il consulente della Cia ed ex capo della pianificazione a Royal Dutch-Shell Group, Peter Schwartz e Doug Randall del Global Business Network con sede in California.

Furono proprio loro a suggerire che il cambiamento climatico fosse elevato “da argomento di dibattito scientifico a un problema di sicurezza nazionale degli Stati Uniti“.

I NUOVI STUDI

Previsioni eccessivamente catastrofiche per alcuni analisti, ma in supporto delle quali arrivano nuovi dati e report, come quello pubblicato all’inizio del mese di maggio dal Corporation’s Military Advisory Board, un centro per le analisi condotto da ex generali di alto grado, che ritiene che il cambiamento climatico sia un “catalizzatore di conflitto” e un “moltiplicatore di pericoli“, dimostrando di essere una minaccia crescente, non solo per l’ambiente ma anche la sicurezza nazionale degli Usa.

HAARP VERSO LA CHIUSURA?

L’allarme del DoD, secondo altre fonti vicine ad ambienti complottisti, sarebbe invece legato al fatto che meno risorse porterebbero al definitivo abbandono dell’Haarp (High Frequency Active Auroral Research Program), il programma militare statunitense che condurrebbe ricerche ed esperimenti, mai documentati, volti a usare i cambiamenti climatici come veri e propri armamenti.  In realtà, hanno rivelato fonti interne al Pentagono, la sua cessazione – di cui parla Russia Today – sarebbe stata annunciata da tempo proprio per mettere a tacere le critiche, ritenute infondate.



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