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Che cosa frena un po’ il galoppo della Cina

In Cina le tematiche delle risorse, del degrado ambientale e della politica, sono spesso legate da un unico filo conduttore; basti pensare che nel territorio più del 70% dell’elettricità consumata proviene dal carbone, il che giustifica le pessime condizioni ambientali in cui versa il Paese dato in quanto la fonte di energia più inquinante in assoluto. Per cogliere il problema nella sua interezza, occorre far presente che il territorio cinese (oltre 9,7 milioni di km quadrati) offre ampi spazi per la costruzione di pannelli fotovoltaici, soluzione accantonata per ovvi motivi politici ed economici di interesse nei confronti dello sfruttamento dei giacimenti di carbone.

LE CONSEGUENZE DELL’INDUSTRIALIZZAZIONE
L’estrema contaminazione dell’ambiente causata dalle centrali termoelettriche, a gas o a carbone, non è l’unica conseguenza negativa di questa scelta produttiva. Questi colossi energetici, per l’appunto, hanno bisogno di ingenti quantità di liquido per il raffreddamento, andando a gravare su un tasto dolente della Cina che è la scarsa disponibilità idrica. Queste centrali oltre a ridurre il volume delle falde acquifere cinesi, stanno inquinando, con le enormi quantità di CO2 prodotte dalla loro attività, le già scarse riserve idriche pro capite e l’aria, già irrespirabile, del territorio.

I METALLI RARI
Altro elemento da non sottovalutare è che il suolo cinese è ricco di metalli rari, nel 2009 il 95% del consumo mondiale di tali materie proveniva dalle sue miniere. Questa ricchezza sebbene porti vantaggi economici comporta notevoli svantaggi ambientali. L’estrazione dei metalli rari può essere effettuata solamente tramiti l’utilizzo di acidi e composti chimici che contribuiscono a rendere il suolo cinese arido e incoltivabile. Questo fenomeno contribuisce all’avvelenamento dei fiumi. Più dell’80% dei cinesi considera il cibo contaminato dall’inquinamento come “una grave minaccia” e allo stesso livello è la preoccupazione per l’inquinamento dell’acqua e dell’aria. La degradazione dell’ambiente è uno dei frutti del selvaggio sviluppo industriale prodottosi in Cina negli ultimi 20 anni.

LA SITUAZIONE AMBIENTALE
La grave situazione ambientale è la prima preoccupazione per la popolazione cinese. È quanto risulta da un’indagine in tutto il Paese. L’Associazione per la promozione della cultura ambientale in Cina, agenzia controllata dall’Amministrazione per la protezione ambientale dello Stato (Sepa), ha comunicato ieri i risultati di un’indagine condotta nell’intera Nazione. Oltre il 40% degli intervistati indica la “massima preoccupazione” nei problemi dell’ambiente, specie per le conseguenze sugli alimenti.
Parlando di attualità, La Stampa ha pubblicato il 30 aprile scorso, un articolo riguardante il mese appena concluso; Aprile è risultato essere il mese con il record di emissioni di CO2 senza precedenti. Condottiera di questa triste notizia è la Cina, dove città come Pechino hanno varcato il limite di sopportazione di parti per milione (ppm) di anidride carbonica.
Le città cinesi con un tasso di concentrazione di CO2 rientrante nei limiti consentiti sono solamente l’8%. In alcune zone a nord del “Paese giallo” la situazione è talmente drammatica da rendere la visibilità quasi nulla, bloccando a terra gli aerei e costringendo a chiudere alcune grandi strade. In questi giorni, nell’area di Pechino, 147 stabilimenti hanno accettato di ridurre o fermare temporaneamente la produzione in modo da far passere il picco di inquinamento.

LA CAPPA DI PARTICELLE
“È come un deserto nucleare. Il cielo e l’aria nel nord della Cina sono così inquinati in questi giorni, coperti da una cappa di particelle scure, da minacciare il prossimo raccolto”. Queste solo le parole della professoressa He Dongxian, della China Agricoltural University, che ha studiato le conseguenze della cattiva qualità dell’aria sull’agricoltura, rilasciate in un intervista a pochi giorni dalla ufficializzazione della partecipazione di Pechino all’Expo 2015 di Milano, incentrata sull’agricoltura sostenibile.

IL DILEMMA DI PECHINO
Tirando le somme è chiaro che la Cina si ritrova a dover lottare con un problema che va ben oltre le semplici soluzioni temporanee per arginare gli effetti collaterali dell’enorme produzione energetica. Anzi, è in cantiere il progetto di ampliare, nell’imminente 2015, la presenza di centrali a carbone sul territorio di almeno 450 nuove unità. Possibile che Pechino ignori deliberatamente la grave condizione in cui versa il suo Paese? Probabilmente sì.

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