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Ucraina, energia e Ttip, perché Putin non può fare a meno dell’Europa. Parla Pelanda

L’effetto geopolitico di accordi come il Ttip e il Tpp potrebbe essere quello di costringere la Russia a guardare definitivamente al mercato delle democrazie, assicurando la sicurezza energetica dell’Europa e l’isolamento della Cina in Asia.

Ecco alcuni temi affrontati in una conversazione con Carlo Pelanda, esperto di relazioni internazionali ed editorialista del Foglio e di Libero.

L’intervista è parte di una serie approfondimenti di Formiche.net sul G7 Energia e a latere del seminario organizzato dal Centro Studi Americani e da Formiche per il 5 maggio.

Professore, la crisi ucraina ha rilanciato la necessità di una collaborazione strettissima tra i Paesi occidentali. Che tipo di agenda comune ci può essere fra Usa e Ue?
Sono un convinto sostenitore – lo scrissi già nel 1995 ne “Il fantasma della povertà” con Edward Luttwak e Giulio Tremonti, Mondadori e di nuovo nel 2007 ne “La grande alleanza. L’integrazione globale delle democrazie”, Franco Angeli – di un nuovo ordine mondiale basato sulla formazione di due macro-aree di libero scambio commerciale, Ttip (con l’Europa) e Tpp (con alcuni Paesi asiatici), che abbiano come perno gli Stati Uniti. Sul versante economico ciò consentirebbe alle democrazie di non farsi schiacciare dalla Cina, costituendo un mercato più grande del suo e facendo così pesare la propria influenza. Su quello geopolitico, quello più importante a mio avviso, permetterebbe agli Usa di continuare a guidare il mondo, senza più doversene accollare il peso crescente.

Quale può essere il ruolo della Russia in questo scacchiere?
Una volta messo in atto questo progetto, credo che Mosca convergerà automaticamente su posizioni occidentali. Ciò che accade in Ucraina è dettato anche dalla paura della Russia di rimanere schiacciata tra il blocco cinese e quello occidentale. Per questo prova anche lei a creare una propria area di influenza. Ma non c’è dubbio che, se chiamata a scegliere, non guarderebbe a Oriente.

Come si concilia il Ttip con le pressioni energetiche della Russia emerse proprio in Ucraina?
Mosca ha come unica arma di ricatto nei confronti dell’Occidente la sua disponibilità energetica, da cui alcuni Paesi come ltalia e Germania dipendono particolarmente. Sa bene che Washington non riuscirà mai a portare Roma e Berlino su un terreno di sanzioni che possano mettere a repentaglio la sicurezza energetica dell’Europa. Ma allo stesso tempo l’Occidente sa che Putin non può fare a meno del mercato europeo.

Eppure l’ultimo vertice di Ginevra è fallito e i segnali non appaiono incoraggianti.
Si tratta di una partita a scacchi, in cui i russi aspettano un segnale distensivo da parte degli Usa. Credo che l’Amministrazione americana prima o poi debba concedere qualcosa al Cremlino e portarlo definitivamente dalla sua parte. Ciò da un lato converrebbe al popolo russo che si avvicinerebbe così al mondo delle democrazie, ma tornerebbe utile anche agli Stati Uniti che, consolidando la leadership russa in Asia, sottrarrebbero ossigeno alla Cina.

Nel caso non si raggiungesse un accordo con la Russia, nel Ttip dovrebbero rientrare anche accordi energetici, come l’esportazione americana di greggio e shale gas? Obama ha lanciato qualche segnale in merito.
Certo, potrebbe accadere, ma si tratterebbe di un percorso lungo e non privo di ostacoli politici e tecnici.

Tornando alla sicurezza energetica, quali sono secondo lei le priorità per il G7 Energia che si svolgerà a Roma il 5 e il 6 maggio?
Credo che il summit avrà una funzione importante ma simbolica. Si ribadirà il concetto che la Russia non può ricattare l’Ue. Io sono più preoccupato del fatto che possa tramontare l’idea del gasdotto South Stream, che come primo effetto potrebbe non passare più dall’Italia. La geopolitica si basa sulle reti. Questo vertice non assumerà decisioni importanti, ma quanto meno rilancia l’idea di un forte nucleo europeo-americano. Ecco, io più che sull’energia punterei ad estendere la Nato all’area del Pacifico. Sicurezza e integrazione militare, prima ancora che energetica.

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