Sette punti e mezzo in più rispetto al dato nazionale, duecentottantamila preferenze e la palma del più suffragato d’Italia assieme al leghista Matteo Salvini, potenziale alleato in chiave anti Renzi. Raffaele Fitto è l’altra faccia di Forza Italia, dove se il risultato complessivo porta il partito dell’ex Cavaliere al 16%, l’ex ministrro non solo nella sua Puglia fa registrare il 23,3% ma si conferma come mister preferenze. Un colpo al nuovo cerchio magico targato Pascale-Toti?
NUOVA FORZA ITALIA
Complimenti ai nostri capilista GiovanniToti e Raffaele Fitto, scrive su twitter la deputata Laura Ravetto, che aggiunge: “Ora riflessione comune per un nuovo inizio che ridia maggioranza al centrodx”. Ecco il vero punto. Perché se da un lato la somma di chi si pone alla destra di Renzi, (Forza Italia, Lega, Ncd) non supera il 27%, significa che i singoli contenitori per non “morire all’opposizione”, come osserva un dirigente liberale di San Lorenzo in Lucina, hanno l’obbligo di evolversi. Mentre la Lega dalla nuova segreteria di Matteo Salvini ha ottenuto un 6% nazionale che nasconde un ben più maggior risultato nelle regioni settentrionali, ecco che l’effetto Fitto potrebbe mutare le sorti interne di Forza Italia.
EFFETTO FITTO
Quasi duecentottantamila preferenze, record in Puglia, nel sud e nazionale (dopo Salvini), ma non così tanto nelle altre regioni. A vantaggio dell’ex ministro degli Affari Regionali la rete di voti e di contatti sul territorio che lo incoronano come leader indiscusso della Puglia. Nonostante siano trascorsi dieci anni da quando ha lasciato la Regione per trasferirsi sul palcoscenico politico nazionale, Fitto con il risultato di ieri ha dimostrato affidabilità e capacità organizzativa a chi, appena arrivato nella sala di comando di Forza Italia, in occasione del comizio pugliese aveva augurato ironicamente a Fitto di prendere più voti di lui.
DALLA PUGLIA A ROMA
“Grillo e Alfano accusano pessime performance – commenta a Formiche.net il senatore Francesco Maria Amoruso, coordinatore di Forza Italia in Puglia – noi, nonostante tutte le problematiche, siamo lì. Rispetto al dato nazionale la Puglia continua ad essere un punto di forte riferimento con un buon risultato del partito e un grande risultato di Fitto”. Ma da domani, aggiunge, occorrerà riflettere su questi dati “e da questi dati individuare il punto di partenza per un’ipotesi di ricostruizione di un centrodestra che dovrebbe diventare la vera alternativa a Matteo Renzi”.
STRATEGIE
Ecco il punto. Non solo quel 16% nazionale che apre la strada ad un definitivo cambio di marcia (e di leadership?) interno al partito dell’ex Cavaliere, ma una sensazione più generale di mancanza di progettualità che al momento esiste al di qua del Pd a trazione renziana. “Dopo questo dato – conclude Amoruso – Grillo si avvierà ad uno sfaldamento irreversibile”. Ragion per cui, sussurrano a bassa voce alcuni osservatori vicini al centrodestra, da oggi sarà utile immaginare di costruire un’alternativa “fresca e vivace proprio per fronteggiare il sindaco d’Italia”.
FUTURO
Il centrodestra “non è morto” sostiene il direttore del Giornale Alessandro Sallusti, secondo cui quel blocco di liberali italiani, composti dal fu Pdl, potrebbero essere ancora della partita “se si trovasse il modo di coordinarli in vista di un prossimo appuntamento elettorale”. Diverso invece il piglio sciorinato da Libero, secondo cui il centrodestra ha il suo Matteo, alludendo al segretario della Lega Salvini che adesso lancia l’Opa su Forza Italia: “Votate i miei referendum”. Anche Fitto, intervistato da Maurizio Belpietro, invoca le primarie ma l’impressione è che qualcuno già immagini un tandem di 40enni composto da Salvini al nord e Fitto al sud.
POPOLARI
Riverberi, inevitabilmente, ci saranno anche tra i Popolari su cui arriva l’invito del socio fondatore Potito Salatto. “Visti i risultati elettorali – osserva – o Alfano comprende che è giunto il momento di dar subito vita al partito dei Popolari italiani con Cesa e Mauro, rifiutando definizioni quali quelle di centro o di centrodestra che non hanno più senso, o l’elettorato, soprattutto quello che si è rifugiato nell’astensionismo, non avrà punti di riferimento adeguati e alternativi a Renzi e Grillo nel prossimo futuro”.
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