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Le grane di Franceschini tra Siae e consumatori

Lasciato sul tavolo dal suo predecessore, il dossier dell’aggiornamento dei compensi per copia privata è stato uno dei primi con i quali il neo ministro per i Beni e le attività culturali Dario Franceschini ha dovuto fare i conti.

L’AUDIZIONE DI FRANCESCHINI

Sulle problematiche relative all’equo compenso per la riproduzione privata delle opere d’ingegno ad uso personale, si è svolta ieri presso la commissione Cultura della Camera un’audizione del ministro Franceschini. Il ministro ha fatto il punto sul nuovo decreto in corso di approvazione ministeriale finalizzato alla revisione delle tariffe in vigore che saranno fissate anche in base ad un quadro comparato a livello europeo e allo sviluppo tecnologico.

DI COSA SI TRATTA

Il compenso per copia privata è un obbligo al quale non ci si può sottrarre e a cui non necessariamente corrisponde una prestazione, un bene o un servizio. Si tratta di un importo dovuto per la mera possibilità che il consumatore ha di utilizzare il supporto (smartphone, tablet…) per la creazione di una copia privata di un’opera protetta già in suo possesso legittimo. Il relativo gettito andrà direttamente nelle casse della Societa italiana degli editori ed autori (Siae) e non all’erario. Secondo la Siae, però, il compenso non graverebbe sui consumatori ma sui produttori degli apparecchi. Nonostante si parli però formalmente di “compenso” per la copia privata, il prelievo connesso è stato qualificato dal Tar del Lazio come “prestazione patrimoniale imposta”.

IL NODO DEL CONTENDERE

Quello su cui si è tornato a discutere al Ministero per i beni e le attività culturali è la revisione delle aliquote che, in attuazione della legge sul diritto d’autore, deve avvenire ogni tre anni.

Nel 2013 la Siae, regolatore e beneficiario del compenso, si è attivata per aggiornare – all’insu- i compensi per copia privata. Ad ottobre, il ministero dei beni e le attività culturali (Mibact) ha sottoposto così a consultazione la proposta del Comitato consultivo per il diritto d’autore, costruita sull’istruttoria della SIAE, che avrebbe condotto agli aumenti dei compensi attualmente in vigore.

LO STUDIO

Nel frattempo uno studio commissionato dall’allora Ministro Bray, ma completato e reso noto solo di recente dal ministro Franceschini dopo le pressioni di industria e consumatori, ha messo in luce l’attuale portata del fenomeno della copia privata.

Secondo i dati emersi il mercato si sta rapidamente spostando verso forme di fruizione che non contemplano la produzione di copie da parte del consumatore. A fronte delle mutate abitudini dei consumatori, dunque, la copia privata sarebbe divenuta ancor più residuale, a tal punto da non giustificare un aumento dei compensi soprattutto per quella parte di utenti che utilizzano i propri dispositivi per lo scopo primario a cui sono destinati, tralasciando l’opportunità di realizzare copie private di contenuti audiovisivi.

IL COMMENTO DEL MINISTRO

“Il tentativo di mediazione tra Confindustria Digitale e Siae, che sono su posizioni contrapposte, non è riuscito”, ha ammesso Franceschini all’audizione di ieri, “ma il decreto è scaduto dal 2012 ed io sono costretto per legge ad aggiornarlo. Continuerò a spendermi fino all’ultimo per un accordo, poi mi assumerò l’onere della decisione”.


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