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Le verità di Geithner e i sotterfugi di Germania e Francia. Parla Lodovico Festa

Le grandi potenze scaricarono Silvio Berlusconi poco prima che l’ex Cav. fosse disarcionato per far posto a Mario Monti? Chi decise di affidarsi in toto a Mario Draghi per impedire l’esplosione dell’eurozona? Sulle rivelazioni contenute nel libro di memorie dell’ex ministro del Tesoro statunitense, Tim Geithner, Formiche.net ha interpellato Lodovico Festa, analista politico, giornalista, fondatore con Giuliano Ferrara del Foglio di cui è stato condirettore.

Non furono le grandi potenze a scaricare Silvio Berlusconi nell’autunno 2011, scrive nel suo libro di memorie l’ex ministro del tesoro americano Tim Geithner: chi lo fece cadere allora?
Gli ambienti dell’Unione a cui accenna Geithner rispondevano a Parigi e Berlino che scelsero di commissariare l’Italia – come spiega bene Tremonti nel suo recente Bugie & verità – perché tra loro non riuscivano a trovare un equilibrio (vedi eurobond) sul come guidare l’Unione e così, anche per venire incontro ai duri problemi delle proprie banche, crearono le condizioni per avere una certa mano libera.

Fu preferito invece, osserva Geithner in “Stress test”, il dialogo con la Bce di Draghi: è la ragione per cui fu scelto il tecnico Monti e non un politico tout court?
Draghi era stato sostenuto con forza da Berlusconi. Monti nacque dalla mediazione tra la volontà di commissariamento franco-tedesco dell’Italia e le esigenze da parte degli americani di lasciar fare a Draghi il suo lavoro.

Berlusconi che tipo di minaccia rappresentava per la stabilità europea?
La minaccia essenziale – come ho detto prima – era un certo livello di autonomia nazionale italiana che Parigi e Berlino non erano in grado di assorbire anche per la loro scarsa intesa su come guidare l’Unione

Il Financial Times di ieri ricostruisce il vertice di Cannes del 2011 in cui tutti compresero come l’Eurozona fosse a rischio default: come mai l’allora ministro dell’Economia Tremonti accettò la supervisione sui conti italiani?
L’Italia agiva sotto un doppio ricatto: interno da parte della magistratura combattente che aveva dato l’ultimo assalto a Berlusconi tra la fine 2009 e tutto il 2010 ed esterno attraverso la leva dello “spread” usato in modo anomalo per piegarla. Il tutto consolidato dalla forte “difesa” dell’autonomia nazionale garantita da Giorgio Napolitano.

Salvare l’Unione e l’economia globale: tre anni dopo quell’autunno cosa è realmente cambiato in meglio?
Grazie alla Fed e alla Bce, enormi iniezioni di liquidità hanno consentito di evitare un avvitamento della crisi. Se non ci saranno gravi crisi internazionali, provocata – come il Financial Times teme – dallo scoppio di una bolla immobiliare in Cina o da una guerra civile ucraina aiutata da una certa rudezza russa ma soprattutto dalla geniale strategia occidentale, se si avvierà un mercato unico transatlantico, se la Germania concederà una gestione comune dei bilanci statali attraverso gli eurobond o se si andrà ai due “euro” quello baltico-tedesco e quello mediterraneo, magari si riuscirà a uscire dalla lunga crisi post 2008. Intanto l’Italia – come è stato notato – ha fatto peggio di Grecia e Spagna, due economie non comparabili per ricchezza con la nostra.

Per quali ragioni?
La causa è che Madrid ha un capo di Stato che difende la sovranità nazionale invece di imporre quella di Bruxelles e ha un forte sistema bipolare che consente rapide elezioni e produce governi sicuri (e i pm sono coordinati dal Parlamento). Ad Atene, il locale governo Monti (Papademos) è durato 3 mesi invece che un anno e mezzo, e quando dopo non c’è stata una maggioranza certa invece di imporre un governo dall’alto spaccando i vari partiti in parlamento si è tornati a votare nel giro di qualche settimana. Alla fine il deficit di sovranità pesa più di quello di bilancio.

twitter@FDepalo


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