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Idee per un nuovo impegno dei cattolici in politica

E’ in uscita in questi giorni, edito dall’Osservatorio Cardinale Van Thuân, presieduto dall’Arcivescovo Giampaolo Crepaldi e diretto da Stefano Fontana il libro:  “Un Paese smarrito e la speranza di un popolo”. E’ un “Appello agli Italiani”, e rappresenta un articolato contributo in costanza di crisi politica del nostro Paese. Ricalca altri storici documenti elaborati da personalità del cattolicesimo politico, e funzionali alla crescita civile, democratica e di progresso dell’Italia, soprattutto nei momenti di maggiori difficoltà. Si potrebbero ricordare in tal senso il discorso di Caltagirone di Luigi Sturzo nel 1905, il Codice di Camaldoli del 1943, le stesse -Idee Ricostruttive- di De Gasperi del luglio 1943. L’impegno dei cattolici in politica non è stato mai residuale. Infatti, è stato utile per riprendere il cammino e per animare il Paese dopo momenti di dolore e tragedie. Un Appello che cade in un tempo problematico della vita del nostro Paese non solo, ma dell’intero Pianeta, dove la frammentazione è il dato più preoccupante. Lanciare un “Appello” in questo clima è sintomo di vero coraggio, come sostengono gli stessi organizzatori della presentazione del volume. “Si tratta infatti di una sintesi, mentre oggi prevale il frammento. Si tratta anche di guardare con fiducia in avanti mentre oggi prevale la stanchezza”. Il titolo stesso del libro: “Un Paese smarrito e la speranza di un popolo” è significativo: ben racchiude la condizione dell’Italia, oltre ad assegnare fiducia nei cittadini italiani, per un futuro da riscrivere. L’Appello riassume la narrazione di questo ultimo ventennio e si sofferma su alcuni punti essenziali. In particolare, la delusione per l’incapacità dei cattolici a restare uniti in politica. La frammentazione inconcludente e la loro conseguente dispersione è stata una delle cause di crisi, che ancora oggi purtroppo permane. Nei momenti più preoccupanti i cattolici in Italia hanno sempre saputo dare il meglio con determinazione e fiducia, grazie alla loro fede, per costruire  la comunità degli uomini, con trasporto, generosità intellettuale e morale. C’è una grave crisi di identità, e gli italiani ne sono consapevoli. Non si tratta solo di difficoltà economiche. Tutto è sfilacciato e per ricomporre non si sa da dove cominciare. Ancora non si prende coscienza che la crisi è morale e spirituale e che gli attacchi alla vita e alla famiglia non sono fini a se stessi ma carichi di conseguenze, anche per l’economia e  lo sviluppo. Quando si parla di riforme non si percepisce che tutti i settori della vita politica, economica e sociale hanno bisogno di essere riformati. Guardando il Paese nel suo insieme non si riesce ad avere una visione complessiva riformatrice. Gli “orizzonti si sono ristretti,  l’entusiasmo si è indebolito e le anime si sono internamente lacerate. L’Appello si fa carico di tutti gli aspetti di questo smarrimento e reagisce con una ripresa di un’ottica del tutto”.
Si dirà che è l’ennesimo tentativo finalizzato ad aggregare i cattolici in un partito da lanciare alle prossime elezioni. Se fosse così non ci sarebbe niente di male, anzi, sarebbe una iniziativa apprezzabile, che andrebbe a colmare un vuoto che in  questi anni nessuno purtroppo è stato in grado di occupare con dignità e verità. Così però non è, perché l’Appello lanciato da Trieste vuole essere un modello di discussione, da cui partire per realizzare il buon governo dell’Italia: una strada da indicare a cattolici e a laici per la costruzione e la diffusione del bene comune.



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