La Cina sta diventando una realtà inevitabile e forse sottovalutata. Tale Paese viene trattato infatti con leggerezza, senza che si sia ben compreso come gran parte delle scelte prese da Pechino si riflettano inevitabilmente sulle nostre azioni quotidiane e, con ogni probabilità, sulle sorti delle future generazioni d’Europa. Parliamo infatti di una Nazione che ha vissuto un ventennio di apertura e riforme, affiancate da una lungimiranza politica di promozione dell’educazione e della ricerca, affermandosi anche come un paese ricco di storia, valori e cultura. Davanti all’incalzare ormai irreversibile di questo nuovo protagonista dell’economia mondiale, si assumono di solito due atteggiamenti contrapposti: da una parte quello della paura e della difesa, dall’altra quello del riconoscimento dell’esistenza di grandi opportunità.
SONO 36 ANNI CHE LA CINA FA PARLARE SI SE
La Cina ha cominciato a farsi percepire dal resto del mondo a partire dal 1978, quando ha improvvisamente deciso di compiere un percorso di riforme economiche, grazie alla volontà del suo leader Deng Xiaoping (22 agosto 1904 – 19 febbraio 1997), un visionario che aveva compreso l’importanza di contare sul liberismo di mercato, pur adattato alle caratteristiche particolari del Paese. Tappa importante di questo processo è stata l’ingresso della Cina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), nel novembre del 2001. Altro traguardo recente è stato il superamento della soglia del 50% di popolazione urbana, rispetto a quella rurale, annunciato nel gennaio 2012. La Cina infatti nel 1978 esce definitivamente dal periodo maoista, caratterizzato da un susseguirsi di fasi alterne di accelerazioni e fallimenti per attuare una strategia di rapida industrializzazione e al tempo stesso per costruire un’economia pianificata di tipo sovietico. La politica del “grande balzo in avanti” di Mao fallì miseramente: le carenze di cibo erano drammatiche, una vera e propria carestia provocò quasi trenta milioni di morti, soprattutto nelle zone rurali e nelle zone interne del paese (1960).
OSSERVARE PER IMPARARE
Ai grandi risultati raggiunti in campo economico si affiancano tuttavia problemi strutturali, come il ruolo eccessivo delle esportazioni come fattore guida della crescita a scapito della domanda interna, caratterizzata da squilibri a favore del risparmio e degli investimenti che mantengono troppo bassi i consumi e sono alla base di una serie di gravi tensioni di natura sociale. L’argomento “Cina“ rimane dunque punto focale di molteplici dibattiti e considerazioni. Tramite studi ed analisi si spera sia possibile cogliere tutti gli spunti ed i suggerimenti che questo titano orientale ha da offrire al nostro paese.