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Che cosa ha detto il Papa alle scolaresche

Erano in migliaia, almeno trecentomila (più del doppio di quanto previsto inizialmente) i bambini e gli adolescenti, i genitori e i docenti, che ieri pomeriggio hanno pacificamente invaso piazza san Pietro e via della Conciliazione per la giornata in compagnia di Papa Francesco dedicata al mondo della scuola.

L’EMERGENZA EDUCATIVA IN ITALIA

Nell’intervista pubblicata dal Corriere della Sera, il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, aveva ricordato che “l’emergenza educativa è l’obiettivo pastorale del decennio per i vescovi italiani”, così come deciso a Verona nel 2006. E questo, ha aggiunto l’arcivescovo di Genova, “è sotto gli occhi di tutti”. Nel suo indirizzo di saluto a Francesco sul sagrato, Bagnasco ha osservato che “ogni scuola è un atto di speranza che si rinnova ogni mattina grazie ai suoi protagonisti, nonostante i problemi e le inadeguatezze che tutti conosciamo”. La chiesa italiana, ha aggiunto il porporato, “nel suo cammino decennale ha scelto l’educazione come volto del suo impegno di evangelizzazione in una società che ha mutato pelle, ma non ha cambiato il cuore. Avvertiamo come pastori l’esigenza di coltivare il cuore delle generazioni attraverso una paziente opera educativa, che rimetta al centro quella cultura dell’incontro che, a differenza di quella dello scarto, tende a valorizzare quanto c’è in ogni persona di vero, di bello e di buono. Il nostro impegno è a considerare la scuola come un tassello decisivo nella costruzione della città dell’uomo, e come una condizione necessaria per aprirsi alla realtà tutta intera”.

“LA SCUOLA E’ SINONIMO DI APERTURA ALLA REALTA'”

Temi ripresi, poco dopo, anche dal Papa, che ha imbastito il suo intervento attorno al concetto di amore per la scuola. Bergoglio ha raccontato che l’amore per la scuola, in lui, è dovuto principalmente alla sua prima insegnante: “quella donna, quella maestra, che mi ha preso a sei anni” e che “non ho mai dimenticato. Sono andato a trovarla durante tutta la sua vita, fino al momento in cui è mancata, a 98 anni”, ha ricordato il Pontefice. La scuola, a giudizio di Francesco, “è sinonimo di apertura alla realtà”. O almeno “così dovrebbe essere”. Se non lo è, “significa che bisogna cambiare un po’ l’impostazione. Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni”.

IL RICORDO DI DON LORENZO MILANI

E “se uno ha imparato a imparare, questo gli rimane per sempre”, ha detto il Papa ricordando a proposito di questo l’insegnamento “di un grande educatore italiano, che era un prete: don Lorenzo Milani“. I ragazzi, più o meno grandi, ha sottolineato il Pontefice, “hanno fiuto e sono attratti dai professori che hanno un pensiero aperto, incompiuto, che cercano di più, e così contagiano questo atteggiamento agli studenti”. In secondo luogo, la scuola è fondamentale per il Papa in quanto luogo di incontro, dal momento che “tutti noi siamo in cammino, avviando un processo, avviando una strada. La scuola non è un parcheggio”.

“L’EDUCAZIONE O E’ POSITIVA O E’ NEGATIVA”

Parole importanti sono state spese dal Papa circa il ruolo della famiglia, che è “il primo nucleo di relazioni”. La relazione “con il padre e la madre e i fratelli è la base, e ci accompagna sempre nella vita”. Ma nella scuola – ed è qui la differenza – “noi socializziamo. La scuola è la prima società che integra la famiglia, e famiglia e scuola non vanno mai contrapposte”. L’educazione, ha aggiunto Francesco, “non può essere neutra. O è positiva o è negativa; o arricchisce o impoverisce; o fa crescere la persona o la deprime, persino può corromperla.

“MEGLIO UNA SCONFITTA PULITA CHE UNA VITTORIA SPORCA”

E nell’educazione è tanto importante quello che abbiamo sentito anche oggi: è sempre più bella una sconfitta pulita che una vittoria sporca. Ricordatevelo – ha scandito il Papa più volte –, questo ci farà bene per la vita”. La missione della scuola è “di sviluppare il senso del vero, il senso del bene e il senso del bello”. E nella scuola non si imparano solo “conoscenze, contenuti, ma anche abitudini e valori“.

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