Skip to main content

Perché Berlusconi sbaglia a riproporre Silvio alle Europee

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il commento di Gianfranco Morra apparso su Italia oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.

C’è qualcosa di patetico e di ammirevole nell’impegno di Berlusconi per tamponare la falla del suo barcone e riemergere al centro della vita politica nazionale. Solo uno come lui, disposto a combattere sino alla morte, poteva farlo. Un vecchio-giovane di 78 anni, la cui divisa è quella dell’intransigenza: “Boia a chi molla!”.

TUTTI I MEZZI DI BERLUSCONI

Egli si presenta come la Sirena dei moderati, ma per natura e tradizione appare più vicino al radicalismo. Egli usa tutti i mezzi che sono a sua disposizione: la (calante) potenza finanziaria; il (meno vasto) prestigio di cui gode nell’elettorato anziano, soprattutto femminile; l’esibizione accorta e alternativa del suo status carcerario, ora puntando sulla ingiustizia subita dalla giustizia, ora esibendo l’ottimismo del filantropo, che saprà (per 150 ore in un anno) sublimare la persecuzione in amore e conforto per i vegliardi malati; l’uso studiato della fotografia, che lo ritrae ora con gli impietosi segni dell’età, dimostrazione di quanto ha lavorato per l’Italia, ora con i trucchi del maquillage televisivo, evidente prova che è ancora attivo e forte; l’offerta generosa di aiutare pensionati, piccoli proprietari di case, ma anche di cani e gatti; e si potrebbe continuare, dato che la fantasia di Silvio non ha limiti.

LO STRUMENTO PIU’ USATO

Ma lo strumento più usato per ottenere consenso è la presenza sullo schermo. Costretto a non lasciare la Lombardia, se non per brevi capatine a Roma, egli ha aggirato l’ostacolo, ricorrendo alla presenza in video ai raduni, ulteriore dimostrazione della persecuzione giudiziaria di cui è vittima: mi costringono, così parla insistentemente, a non parlare. Cosa del tutto comprensibile: egli continua a servirsi di quello strumento, che gli ha consentito di vincere nel 1994 con un partito nato in azienda; di governare l’Italia per quasi un decennio e di essere per venti anni il riferimento obbligato per tutti, tifosi e avversari. Sarebbe superficiale attribuire il successo di Berlusconi solo alla tv. La sua intelligenza ha capito il malessere e le richieste del paese, nel momento di un profondo mutamento epocale. Ma non è men vero che senza le tv, di cui è dominus economico e protagonista, non ci sarebbe riuscito. Ora ci riprova. Ma non è più così facile. Ce lo fa capire una delle più note leggi della sociologia dei media: l’effetto boomerang.

LA LEGGE DELLA POLITICA

Una legge enunciata a proposito della pubblicità, che vale anche per la politica: la lotta elettorale altro non è che pubblicità per ottenere consenso. Orbene può accadere il contrario: come il boomerang, lanciato per colpire l’avversario, ritorna a chi lo ha scagliato, così una tecnica persuasiva può rivelarsi non solo inutile, ma anche nociva, può danneggiare chi se ne serve. Il messaggio non solo non raggiunge il bersaglio, ma provoca una reattanza, ossia una reazione di segno opposto a quella attesa. Tale effetto boomerang potrebbe colpire anche Berlusconi. Tra il 1994 e il 2014 c’è una differenza notevole. Quando nacque Forza Italia, Berlusconi era il nuovo, che avrebbe liberato gli italiani dal bla bla dei partiti e dai privilegi dei sindacati. Oggi è il vecchio (per età e per idee), le sue battute ed i suoi colpi di scena sono non di rado inopportuni e anche ridicoli. Egli, del resto, insieme con tanti altri, non appare estraneo al degrado raggiunto dall’Italia. Nessuno degli obiettivi che entusiasmarono gli italiani vent’anni or sono (bipolarismo democratico dell’alternanza, nascita di un partito liberale di massa, crescita economica, riforme radicali della Costituzione) è stato raggiunto. Egli ripete alla lettera gli slogan di allora e si serve delle stesse tecniche persuasive, ma la situazione è radicalmente mutata.

IL BERSAGLIO, LE POLEMICHE E IL RISCHIO BOOMERANG

Il bersaglio di Silvio, il comunismo, non fa più paura, anzi il partito da lui demonizzato è ora guidato da un giovane, che col comunismo non ha mai avuto nulla in comune e che per non pochi aspetti (protagonismo, attivismo, pragmatismo, parola facile, uso dei media) è un Berlusconi di sinistra, per giunta moderato, non solo a parole. Gli argomenti polemici di Silvio contro l’euro, l’Europa, l’austerità, la Germania possono anche ottenere dei consensi, ma si tratta di quella piattaforma che Grillo sa usare con maggiore perentorietà di lui. Il rischio boomerang è proprio questo: divenire quel terzo partito, che l’Italicum escluderebbe dal ballottaggio. L’inizio di una decadenza destinata, anche per lo sfacelo di Forza Italia, priva di idee e ancor più di ideali, a divenire catastrofe.

IL RIGETTO

Non appare dubbio, del resto, che il comportamento spregiudicato di Berlusconi nella sua vita pubblica e privata, di cui sono testimonianza discutibile ma significativa i molti processi che ancora lo attendono, possa produrre una operazione di rigetto anche in un popolo, il nostro, che sulla morale della privacy è sempre stato così tollerante. Chi vuole avere il prestigio del capopopolo non può esibire atteggiamenti da califfo e macho. Si dirà che non sono fatti politici. Certo, ma l’opinione pubblica ne rimane egualmente scossa e perplessa.


CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter