Mire, investimenti e obiettivi del fondo del Qatar con le ultime incursioni anche in Barclays e Credit Suisse, con la partecipazione alle privatizzazioni greche e il pil procapite più alto al mondo. Cosa succede se anche la Deutsche Bank apre la porta agli investitori qatarioti?
DEUTSCHE
Secondo aumento di capitale della storia per la banca tedesca: un quinto degli otto miliardi arriveranno dalla famiglia dell‘Emiro del Qatar. Con 100 miliardi di dollari di asset, il fondo sovrano del Qatar in meno di dieci anni ha ampliato le proprie partecipazioni in maniera capillare e chirurgica. Presente in Credit Suisse e Barclays, nella proprietà dei magazzini Harrods di Londra e nella squadra di calcio del Paris Saint Germain, senza dimenticare la catena alberghiera Banyan Tree, molto redditizia sul versante immobiliare.
IN ITALIA
Nel nostro Paese il fondo ha fatto registrare in assoluto il maggior movimentismo dal 2011 al 2013 alla voce investimenti esteri. Non solo gli esborsi da 650 milioni di euro fatti in Costa Smeralda dal nuovo emiro Tamim bin Hamad Al Thani (salito al potere dopo 18 anni di regno paterno), ma anche il 40% di Porta Nuova Hines e il Gallia a Milano, il Four Seasons di Firenze. Passando alle società spicca IQ Made in Italy Venture, la joint venture con Cdp e soprattutto l’acquisizione di Valentino. Due mesi fa era arrivato anche a fare un’offerta da 20 milioni per il cartellino dell’attaccante argentino dell’Inter Mauro Icardi. Ma il fondo parla italiano anche alla voce management, con Ugo Arzani dallo scorso settembre a capo della sezione investimenti nel consumer e retail di Qatar Holding, ovvero il braccio operativo di Qatar Investment Authority (Qia).
DAL GOLFO ALL’EUROPA
Ma è la strategia per il prossimo decennio a monopolizzare l’attenzione degli analisti. In cima ai pensieri dell’emirato ci sarebbero quindi 200 miliardi di dollari già pronti per i Mondiali 2022 di calcio. Non solo impianti sportivi ma anche strutture alberghiere e infrastrutture, dal momento che in occasione dell’evento sportivo saranno attesi almeno 400mila visitatori. Spazio al nuovo aeroporto internazionale di Doha, per 11 miliardi di dollari, che non sarà solo un vettore strategico per il Mondiale ma per l’intera area mediorientale, con riverberi significativi in quota Qatar Airways. Ma Europa, in tempi di crisi fa rima con Grecia, dove la Qatar Petroleum International (Qpi) ha siglato lo scorso anno un accordo con il gruppo Gek Terna per l’acquisizione del 25% della centrale elettrica Heron II. Sempre in Grecia spicca il progetto di voler creare la prima isola al mondo interamente dedicata all’arte e alla cultura con il denaro del gas. Circa 300 i milioni di euro pronti per questa grandiosa operazione nelle isole greche dello Ionio. La prescelta è Oxia, a poche miglia da quella Skorpios di Aristotele Onassis finita nelle mani di un altro miliardario, Dimitri Rybolovlev, tra le altre cose patron del potassio e della squadra di calcio del Principato di Monaco. Il tutto preceduto dalla costituzione del fondo Nebras Power, consistente in un miliardo di dollari destinato all’acquisizione di beni attivi nei settori energetico e idrico all’estero.
GAS
Ma la chiave di volta per gli investimenti qatarioti si trova nel sottosuolo. Dopo Russia e Iran, il Qatar è il paese che presenta le maggiori riserve di gas naturale, un elemento che ha fatto pendere la bilancia nei confronti di questa nuova economia, con il Pil pro capite più alto del mondo (superiore ai 100mila dollari secondo le stime del Fondo monetario internazionale), e un tasso di disoccupazione vicino allo zero.
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