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Renzi stravince, Napolitano trionfa. L’analisi di Pasquino

Un “trionfo storico” definisce l’exploit di Matteo Renzi e del suo Pd il politologo Gianfranco Pasquino, che invita a guardare anche oltre i nostri confini nazionali, con i democrat che fanno registrare una performance significativa rispetto agli altri partiti socialisti d’Europa. Ma attenzione ai rischi dei plebisciti – ammonisce Pasquino – augurandosi che finalmente anche in Italia, dopo i flop di Fi e Ncd, nasca una destra moderna ed europeista.

Renzi stravince così come lei aveva previsto in una intervista a Formiche.net, toccando quasi il record della Dc nel 1958: c’è solo da festeggiare?
Intanto c’è molto da festeggiare, magari non solo perché domani occorrerà realizzare le riforme e farle bene. Nel frattempo però direi che la gioia è giustificata, visto il risultato. Personalmente evito esagerazioni, ma questa volta posso dire che si è trattato di un trionfo storico: è la più alta percentuale ottenuta da un partito alle europee. Rispetto alla sinistra nel resto del continente il Pd si comporta molto bene.

Tra i vincitori “occulti” c’è anche Giorgio Napolitano e il suo via libera alla staffetta con Enrico Letta?
Sono un estimatore del Capo dello Stato, che per me “vince” quasi sempre. Non c’è dubbio che l’affermazione di Renzi farà piacere a Napolitano. Tra l’altro il premier ha condotto una campagna elettorale che, al netto delle inevitabili scivolate sul terreno della politica italiana, è stata incentrata anche sulle tematiche europee.

Quali rischi si nascondono dietro tale “plebiscito”?
Quello di pensare che siamo all’onnipotenza: non solo paradossalmente un uomo solo al comando ma un uomo che ha in mano tutto il comando. Questo sarebbe un errore, perché il fatto che Renzi e qualche suo collaboratore pensino di avere sempre ragione, potrebbe portarli a sentirsi svincolati da qualsiasi tipo di controllo: e non dovrebbe mai essere così, soprattutto in questo caso dove in gioco c’è la ricostruzione della casa comune europea, o almeno la sua ristrutturazione. Per realizzare ciò sarà necessario trattare con molti altri leader continentali per produrre un risultato duraturo nel contesto italiano.

Triplicati i seggi degli euroscettici in tutta Europa, tranne che in Germania e in Italia: come leggere questo dato?
La Germania per fortuna dopo il 1949 ha lentamente creato una cultura politica democratica e solida, comprendendo come potrà essere forte solo se sarà dentro un’Europa forte, non se sfiderà l’Europa indebolendola. Anche in Italia, seppur con una cultura politica pasticciata e diffusa, si è compreso come l’Europa sia “il nostro destino”. E tutto sommato è il destino migliore che potremo avere come cittadini.

Forza Italia sotto il 20%, Alfano al 4%: cosa c’è nel futuro di questo centrodestra?
Ho ricevuto un tweet da Dudù, lamentandosi del fatto che nessuno gli ha lasciato fare campagna elettorale. “Avevo un certo fascino, ma ho l’impressisone di dover lasciare la leadership a qualcun’altro”. L’impressione che ho io, invece, è che il centrodestra non avrà più un padrone, dunque deve ricostruire non soltanto un partito ma una rete di interazioni fra i suoi dirigenti. Sul punto Dudù dice anche che le cose funzionano al meglio non solo quando c’è un grande partito al governo, ma anche quando ce n’è uno altrettanto grande all’opposizione.

Ciò che in Italia non si è verificato?
Il rischio italiano, con uno squilibrio frammentato, è che inevitabilmente l’opposizione si tramuterà in una deriva di protesta. Personalmente mi auguro che la destra italiana si evolva, diventando moderna, conservatrice ma europea.

twitter@FDepalo


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