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Ucraina, l’insanguinato ultimatum ai ribelli filorussi

In Ucraina si continua a combattere. Dopo il voto che ha eletto Petro Poroshenko presidente, non si fermano gli scontri nel Paese.

Ieri la città di Donetsk si è svegliata sotto i colpi d’artiglieria dell’esercito che ha messo in stato d’assedio l’aeroporto, racconta nel dettaglio il New York Times, per liberarlo dalla presenza delle forze separatiste.

Secondo i responsabili dell’autoproclamata Repubblica popolare (Dnr) sono almeno cento i morti nella battaglia, dei quali “almeno la metà civili”, ha detto il leader Denis Pushilin. Pochi giorni tra le persone assassinate sotto i colpi di proiettile c’erano stati anche il reporter italiano Andrea Rocchelli e il suo interprete Andrei Mironov.

LA BENEDIZIONE DELL’OSCE

Poroshenko ha subito rivolto un appello perché la situazione torni alla normalità. La sua stessa investitura, però, è stata al centro delle polemiche a causa della scarsa affluenza nei seggi presidiati dai separatisti. Nonostante ciò per l’Osce, che non nega l’esistenza del problema, l’elezione si è svolta in modo del tutto regolare, con parametri di democrazia e trasparenza standard.

O RESA, O MORTE

Kiev intanto, spiega il Wall Street Journal, prova a mettere all’angolo i ribelli intensificando gli sforzi e da poche ora ha lanciato un ultimatum ai separatisti filo-russi. “Resa o morte“, ha spiegato all’agenzia russa Ria Novosti Vladislav Seleznyov, un portavoce del comando che coordina l’operazione “antiterrorismo” lanciata ieri dal governo ucraino, che garantisce l’incolumità per chi deporrà le armi e la morte per chi reitererà le violenze.

I PROGRESSI SULL’ENERGIA

Malgrado la battaglia non sembri cessare, per il ministro dell’Energia Alexander Novak, intervistato da alcuni giornalisti russi, l’elezione del nuovo presidente dell’Ucraina dovrebbe contribuire al raggiungimento di un accordo sulle forniture di gas russo, messe finora in forte dubbio dai debiti di Naftogaz e dalle tensioni in Crimea prima e nell’Est del Paese poi.

LA TELEFONATA TRA PUTIN E RENZI

Nel frattempo, per ciò che riguarda il conflitto ucraino, l’Italia continua a farsi portavoce di una linea di dialogo che riavvicini le opposte fazioni che fanno riferimento alla Russia e all’Occidente. Un percorso apparentemente condiviso dal leader del Cremlino, che, seppur critico con quanto è accaduto, in una telefonata con il premier Matteo Renzi ha sottolineato la “necessità di porre fine immediatamente all’operazione militare punitiva nelle regioni sud-orientali e di stabilire il dialogo pacifico tra Kiev e i rappresentanti delle regioni“.

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