La campagna elettorale per le Europee in Italia è stata caratterizzata da scontri personali tra i principali leader dei partiti che hanno trasformato quella che doveva essere una discussione sui programmi per l’Europa in uno scambio di insulti e attacchi. Inoltre le rare volte che si è parlato di temi “europei” i candidati si sono riempiti la bocca con parole come fiscal compact, six pack, troika ecc. ma hanno davvero capito di che si tratta, oppure erano solo slogan da campagna elettorale? L’allarme lo aveva lanciato giorni fa il direttore del quotidiano Italia Oggi, Pierluigi Magnaschi, in un editoriale del giornale edito dal gruppo Class, e ieri il Corriere della Sera diretto da Ferruccio de Bortoli, in un fondo firmato da Luigi Offeddu e Danilo Taino, ha invitato i partiti a discutere e approfondire i temi europei della campagna elettorale.
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A fronte di tanti leader che hanno animato i salotti televisivi – e che seppur eletti rinunceranno al loro seggio in Europa, per continuare a fare politica in Italia – esistono molti eurodeputati uscenti, a noi sconosciuti, che al Parlamento europeo hanno davvero lavorato.
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Si è assistito a una campagna elettorale europea o le europee sono una specie di resa dei conti tra partiti e tra correnti all’interno dei partiti stessi? L’impressione è che i principali partiti corrono per ottenere qualcosa, non per portare avanti un programma da attuare in Europa.
Il Movimento 5 stelle spera di diventare il primo partito per poi chiedere le dimissioni del Presidente della Repubblica, scioglimento delle camere e nuove elezioni. Il segretario del PD vuole la legittimazione popolare e spera di portare il suo partito a percentuali che gli possano garantire di continuare a governare mettendo a tacere i malumori interni. Forza Italia ha affidato, la sua campagna elettorale al suo presidente, seppur affaticato, sperando nel miracolo del recupero che in passato è riuscito. Il Nuovo Centro Destra spera invece di affermarsi come nuova forza nascente e di attirare i voti degli scontenti dell’area moderata. La Lega, con la sua campagna contro l’Euro, dai toni populisti cerca di recuperare il consenso del passato. SEL non avendo ormai un leader da “spendere” in questa campagna si è affidato alla popolarità del greco Tsipras. Fratelli d’Italia cerca invece di riconquistare quella fetta di elettorato che aveva ai tempi di Alleanza Nazionale, sacrificata sull’altare delle aspirazioni personali del suo ex leader.
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Ma anche all’interno dei partiti il voto delle europee appare come una conta tra le varie correnti. Un esempio per tutti le liste del Nuovo Centro Destra racchiudono candidati ex Pdl, UDC e Popolari per l’Italia: l’aria che tira nella corsa elettorale è quella di una sfida all’ultimo voto per gli assetti del futuro.
Forse proprio a causa di tutti questi fattori, l’astensionismo alle europee sarà alto, del resto non si possono biasimare i cittadini che durante questa campagna non hanno visto dei programmi, ma hanno solo assistito a scambi di accuse e scontri di potere.
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Ma le elezioni europee servono a questo o dovrebbero servire a mandare in Europa una delegazione di persone competenti che abbiano voglia di lavorare, di fare proposte e di tutelare il nostro Paese?