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Vi spiego perché Le Pen spinge la Francia verso la VI Repubblica. Parla il prof. Darnis

Gli euroscettici avanzano e il Front National di Marine Le Pen trionfa in Francia, decretando l’insuccesso del Partito socialista del presidente in carica François Hollande. Un risultato che contrasta con quello italiano e che per Jean-Pierre Darnis, responsabile di ricerca dell’Istituto Affari Internazionali (Iai) e professore associato all’Università di Nizza, dovrebbe aprire le porte a un nuovo assetto elettorale della Repubblica francese. Ecco perché in una una conversazione con Formiche.net.

Professore, come commenta il risultato delle elezioni europee in Francia?
Siamo sulla scia di quanto è accaduto pochi mesi fa alle elezioni politiche. I dati più importanti sono l’affermazione del Front National di Marine Le Pen e la débacle di François Hollande e del suo partito socialista.

Perché un risultato così penalizzante per il presidente in carica?
La tendenza a votare “contro” chi è al governo è un classico nelle dinamiche elettorali francesi. Hollande sconta il fatto di dover amministrare la nazione in un momento così delicato ed economicamente difficile.

E come mai un exploit così forte per il Front National?
Marine Le Pen è riuscita a trasformare il partito “fascistoide” ereditato dal padre Jean-Marie, rendendolo un movimento moderno, di una destra anti-sistema che fa leva sulla presunta collusione tra destra tradizionale e sinistra, sul malcontento della gente. Somiglia molto al Movimento 5 Stelle. In più ottiene i voti di una fetta importante di elettori francesi che ha paura dell’immigrazione e degli effetti che questa può avere sulla trasformazione dell’identità del Paese.

Quali le differenze tra il voto francese e quello italiano, dove a prevalere è stato Matteo Renzi?
Sono molte le analogie tra Movimento 5 Stelle e Front National. Ma mentre in Italia il presidente del Consiglio può ribattere punto per punto a ciò che dicono i grillini e “smontarli” con la sua attività di governo, in Francia questo è più difficile. La legge elettorale di fatto impedisce l’entrata in Parlamento di Le Pen e dunque rimanda il confronto, che in politica non può essere solo dialettico, ma poi si deve confrontare con leggi, numeri e attività concrete. Dal di fuori per il Front National è semplice sparare addosso a chi governa, senza assumersi la responsabilità di dover fare proposte costruttive nelle sedi decisionali. E per chi governa è facile occuparsi di altri problemi.

Che effetti avrà per la Francia l’affermazione di Le Pen?
Sotto il profilo europeo causerà una perdita di peso politico e di credibilità del Paese. Dal punto di vista interno invece cambierà poco. Hollande è legittimato a continuare a governare. Al massimo potrà cambiare il primo ministro o fare un rimpasto, ma il problema rimane aperto. Finché la Francia non adotterà un modello elettorale proporzionale che consenta ai partiti come il Front National di cimentarsi con gioie e dolori del governo, non si uscirà da questa impasse. Se fosse lungimirante, aprirebbe la fase per una VI Repubblica, ma dubito che Partito Socialista e Ump vogliano mettere in discussione un sistema che assicura loro una costante alternanza e un’altissima governabilità.

Cosa cambierà a livello comunitario con l’entrata così massiccia di europarlamentari del Front National?
Nel Parlamento europeo verranno isolati. Probabilmente i movimenti euroscettici hanno i mezzi per formare delle coalizioni, ma popolari, liberali e socialisti si aggregheranno, mettendo al sicuro la democrazia europea e la tenuta dell’euro.

Che proposte porterà Le Pen a Strasburgo?
Farà ostruzionismo totale, ma non lavorerà a provvedimenti importanti. Piuttosto utilizzerà il Parlamento come megafono, ma non è interessata ad andare lì per fare politica vera. D’altronde nemmeno il suo elettorato tiene particolarmente a ciò che accade in Europa. Farà qualche discorso che susciterà scalpore, ma non molto di più.

Per non perdere consensi la destra tradizionale inseguirà Marine Le Pen sul suo terreno?
Forse qualcosa cambierà nei toni e nelle proposte. Ma prepariamoci a rivedere in competizione Nicolas Sarkozy, che sta già scaldando i motori per il suo ritorno sulla scena politica nazionale.


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