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Ballottaggi alle Comunali, rottamati i sogni di Cattaneo e Fitto?

Pavia e Bari unite da una comune analisi politica: come alle comunali potrebbero essere stati rottamati i sogni di Cattaneo e Fitto, rispettivamente ex sindaco più amato d’Italia e mister preferenze alle Europee. Ecco come cambiano gli scenari per la leadership interna in Forza Italia.

ATTESE
Pavia e Bari erano due banchi di prova non casuali per Alessandro Cattaneo e Raffaele Fitto. Troppo forte il richiamo del cambio di marcia in Forza Italia con gli equilibri interni che sarebbero potuti cambiare anche in relazione alle urne di ieri. Da un lato il Primo cittadino uscente della città lombarda, finito sotto l’ala protettiva di Giovanni Toti, il volto nuovo scelto da Silvio Berlusconi per guidare questa fase “tecnica” del partito; e dall’altro l’ex ministro per gli Affari regionali ed ex governatore pugliese, quel Fitto di scuola diccì che è riuscito nell’impresa di ottenere 280mila preferenze alle europee di sette giorni fa, dimostrando un forte radicamento non solo in Puglia ma in tutto il Mezzogiorno. Due modi distinti e distanti di immaginare la Forza Italia che giocoforza dovrà rimettere al centro del dibattito il ruolo del leader e una svolta successiva al deludente risultato delle europee. Anche perché Fitto sta invocando da giorni primarie a tutti i livelli in Forza Italia, suscitando le critiche palesi o recondite dei maggiorenti del partito berlusconiano.

PAVIA
Cattaneo, che è anche responsabile formazione amministratori locali e membro del Comitato di Presidenza del partito, nonostante fosse stato incoronato da un sondaggio del Sole 24 Ore come il “sindaco più amato dagli italiani”, cede al candidato del Pd. Mentre al primo turno aveva raccolto il 46% dei consensi, contro il 36% dello sfidante Massimo Depaoli (Pd) al ballottaggio lo scenario si è invertito con il 53,18 per quest’ultimo e il 46,87 per Cattaneo. Uno stop imprevisto per chi, da alcuni giorni, è stato incaricato di individuare mille giovani amministratori e professionisti che dovranno essere il nuovo volto di Forza Italia.

BARI
Diversa la lettura del risultato barese, dove il Pd per la terza volta consecutiva si aggiudica Palazzo di Città, con il renziano Antonio Decaro vincente già nei sondaggi dei mesi scorsi e che non era riuscito ad imporsi al primo turno solo per una manciata di voti. Il ballottaggio lo ha confermato con il 64%, mentre il manager Mimmo Di Paola, esponente di una lista civica appoggiata dal centrodestra e in particolare da Forza Italia si è fermato al 34% dimostrando la spaccatura esistente in Puglia tra fittiani e non. Il ruolo degli alfaniani è stato significativo, non tanto per la percentuale raccolta (poco più del 6%) ma nel merito di una proposta che intende andare al di là dei leader, quello locale Fitto (storicamente con non troppo seguito nel capoluogo pugliese) e quello nazionale Berlusconi. Con i Fratelli d’Italia fermi al 2,7 e un vento “renziano” molto forte nonostante la conformazione del voto cittadino sia pendente verso il centrodestra.

PAREGGIO?
Solo una settimana fa l’analisi del voto europeo e del primo turno alle amministrative era stata foriera di scontri interni al partito di piazza San Lorenzo in Lucina, con un’assemblea infuocata dove Fitto (in contrapposizione a Denis Verdini e a Giovanni Toti) aveva chiesto e preteso una disamina aspra e oggettiva sul travaso di voti subito da Fi, con un’ipoteca sul futuro che le sue preferenze portava in dote, e registrando l’appoggio di altri nomi come Carfagna, Polverini e Ravetto. Ma da Arcore quella via sembra non sia stata presa in considerazione, come dimostra la chiusura sulle primarie annunciata dall’inner circle berlusconiano a cui si aggiunge la tre giorni di comizi ed incontri tenuti da Toti nel sud Italia senza un solo contatto con chi, proprio in quella circoscrizione, ha fatto registrare numeri da record. Come dire che dai ballottaggi nessuna delle due linee del partito riesce a prevalere sull’altra, rimandando ancora decisioni e inversioni.

twitter@FDepalo

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