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Alemanno, Storace e Gasparri alle prese con il nuovo Secolo di Bocchino

Il Secolo d’Italia ha un nuovo direttore editoriale e del marketing e subito scoppia la bagarre in rete (l’attacco di donna Assunta Almirante) contro la nomina di Italo Bocchino, già vicepresidente di Futuro e Libertà e capo delle relazioni esterne del Gruppo Romeo. Ma mentre da un lato c’è chi come Francesco Storace lo attacca perché lo considera “il traditore della destra”, dall’altro il neo direttore annuncia novità editoriali (come il ritorno nelle edicole romane) e la trasformazione della sede storica di via Della Scrofa in un caffè letterario, con sullo sfondo la composizione futura del nuovo centrodestra e con i sedici giornalisti ancora alle prese con il contratto di solidarietà.

NOMINA
A Bocchino il voto unanime di tutto il CdA della Fondazione Alleanza Nazionale (alle prese con la questione del patrimonio) in cui figurano esponenti di vertice dei Fratelli d’Italia (La Russa, Alemanno, Meloni), di Forza Italia (Gasparri, Matteoli, Martinelli) e i finiani Donato La Morte ed Egidio Digiglio (questi ultimi assenti al voto). Ma per comprendere i perché delle ultime mosse/liti occorre fare un passo indietro al 2013, immediatamente dopo la gestione Perina/Raisi.

CDR
La Fondazione lo scorso anno decide, sotto la direzione di Marcello De Angelis, di chiudere la versione cartacea del Secolo e proseguire solo on line, nominando un cdr con Annalisa Terranova, Gloria Sabatini e Priscilla Del Ninno che propone i contratti di solidarietà (prima proposti al 50%, poi scesi al 40%) al fine di evitare il licenziamento in blocco dei sedici giornalisti. Il prossimo ottobre ci sarà una verifica circa i costi del Secolo, ragion per cui Bocchino si è proposto come direttore editoriale e del marketing: suo compito sarà quindi, non tanto dare la linea politica guardando a tutta la galassia del centrodestra, ma raccogliere la pubblicità a trecentosessanta gradi per evitare che i conti (già in rosso) subiscano un ulteriore trauma e per evitare che la condicio sine qua non dei contratti di solidarietà non sia rispettata. Per questo ha chiesto come condizione, per poter attrarre pubblicità, che Il Secolo abbia attenzione per tutte le componenti di An: da chi ha scelto Fi agli alfaniani, dai meloniani ai larussiani, ovvero “per tutti gli ex An ovunque siano finiti nel centrodestra”, così come ammette un ex dirigente di lungo corso.

REAZIONI
Da un lato la reazione stizzita da parte di Francesco Storace, ormai fuori dei giochi della Fondazione e senza più il simbolo di Am finito ai Fratelli d’Italia dopo l’infuocata assemblea dello scorso novembre, a cui si aggiungono le perplessità di chi, come gli ex An in Forza Italia Maurizio Gasparri e Altero Matteoli, non gradiscono che Bocchino abbia un ruolo politico di “pontiere” all’interno di un’eventuale ricostruzione di tutte le anime del centrodestra, facendo pesare il fallimento dell’esperienza finiana di Futuro e Libertà.

DAL MSI AL NCD
“Fa rabbrividire leggere che il Secolo d’Italia diventerà uno strumento a disposizione della destra, ovunque sia collocata con la diaspora: Ncd, Fi o Fdi”, scrive Francesco Storace nel suo editoriale sul Giornale d’Italia. Secondo cui il neo direttore è il “killer delle manovre contro il centrodestra – e non credo sia casuale l’assenza di riferimenti alla Lega, che pure è stata votata da molti elettori ex-An – si vede mettere in mano uno strumento di comunicazione e ha cominciato facendo fessi quelli che l’hanno collocato al nuovo posto, perché un tozzo di pane non si nega a nessuno”.

LIBERTA’ A DESTRA
E rivendica il fatto che il quotidiano fondato da Franz Turchi e che è stato l’organo del MSI e poi di An, “ben difficilmente può diventare lo strumento di chiunque stia al governo con la sinistra nel nome di una linea editoriale che assicura danni”. Storace tra l’altro è ancora dipendente della testata di via Della Scrofa, in aspettativa, e si chiede: “Se domani torno a scrivere lì devo genuflettermi a Quagliarello, alla Lorenzin, ad Alfano? O a Scopelliti? Oppure, per essere libero di esprimere le mie idee devo aspettare la sera e mandare un articolo da pubblicare – gratis – sul Giornale d’Italia, che è mio e non della fondazione An, sostenendo esattamente il contrario?”.

twitter@FDepalo


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