Il mini unmanned aircraft systems (UAS) sperimentale di nuova generazione “Bramor”, in dotazione al contingente italiano in Afghanistan, ha effettuato il primo volo. Il drone è stato sviluppato per contrastare la minaccia degli ordigni esplosivi improvvisati – la principale fonte di pericolo per la sicurezza di truppe e civili sul territorio -, rafforzare le misure di protezione dei convogli lungo gli assi stradali ed acquisire le informazioni necessarie alla pianificazione delle operazioni sul terreno.
UN VOLO DI 45 MINUTI
Il “battesimo dell’aria” del Bramor, la cui sperimentazione è stata affidata ai militari dell’Esercito della Task Force “Genio”, è avvenuto sopra la base “Camp Arena”, con un volo della durata di 45 minuti ad una quota di 100 metri d’altezza. Il drone, pilotato da personale del 41° reggimento “Cordenons”, ha un’apertura alare di 2,30 metri, un peso di poco più di 4 chilogrammi ed un’autonomia di circa 3 ore.
L’EQUIPAGGIAMENTO
L’UAS può essere equipaggiato con una telecamera ad alta risoluzione, con capacità di osservazione tramite filmati in tempo reale, oppure con una fotocamera capace di sviluppare prodotti cartografici tridimensionali. È la prima volta che in un teatro operativo gli assetti del Genio dispongono di sistemi UAS dedicati ed integrati nell’ambito della propria struttura.
10MILA ORE PER I MANGUSTA
Inoltre nei giorni scorsi gli elicotteri A129 “Mangusta” dell’Aviazione dell’Esercito hanno varcato la soglia delle 10mila ore di volo da quando, nel 2007, sono stati schierati nuovamente ad Herat nell’ambito della missione ISAF (International Security Assistance Force).
I Mangusta sono elicotteri da esplorazione e scorta dotati di avanzati sistemi di bordo, spesso chiamati ad operare in situazioni critiche e in condizioni climatiche difficili. Gli elicotteri sono impiegati in operazioni a supporto delle unità terrestri della coalizione e delle forze di sicurezza afghane.