Non solo privacy e diritto all’oblio. Le posizioni nei confronti di Google e dei giganti del web si inaspriscono anche sul fronte della tassazione.
Il presidente di Confindustria Radio Tv, Rodolfo De Laurentiis, ha chiesto nel corso dell’assemblea annuale della federazione di “poter competere ad armi pari con regole nuove ed eque” nei confronti dei giganti del web che “capitalizzano guadagni senza sottostare alle regole degli editori tradizionali” e “restituiscono pochissimo al sistema Paese in occupazione e tasse”.
De Laurentiis ha ricordato inoltre che “Apple ha fatturato nel 2013 170 miliardi di dollari: 35 volte il fatturato di Mediaset”, mentre Google “60 miliardi di dollari, 17 volte”.
LA DENUNCIA DEL GARANTE DELLA PRIVACY
Ieri presentando la Relazione 2013, il garante della privacy Antonello Soro ha denunciato il potere raggiunto dai colossi di Internet e “sottratto a qualunque regola democratica”. Il Garante ha sottolineato “l’intreccio pericoloso che può realizzarsi ogni giorno tra aziende digitali e spionaggio”, a fronte della “delicatezza dei dati raccolti e archiviati in giganteschi server e la capacità di analizzare comportamenti individuali e collettivi elaborando miliardi di informazioni”.
“In questo modo – ha avvertito il Garante – i giganti di Internet tendono ad occupare in modo sempre più esclusivo ogni spazio di intermediazione tra produttori e consumatori, assumendo un potere che inesorabilmente si traduce anche in un enorme potere politico”.
CONFALONIERI VERSO LE NUOVE FORME DI EVASIONE
Critico nei confronti delle strategie utilizzate per sfuggire ad un’equa tassazione è stato anche di recente il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, il quale ha definito l’usanza di coloro i quali producono ricchezza in Italia portandola altrove come una forma di “neocolonialismo”. Secondo Confalonieri l’obiettivo della web tax voluta con forza da Francesco Boccia, deputato del Partito democratico e presidente della commissione Bilancio alla Camera, ma bloccata dall’allora neo premier Matteo Renzi, era giusto: “Colpire forme moderne ma non per questo meno odiose di evasione”, ha detto il presidente di Mediaset.
LA PAURA DI DE BENEDETTI
Ad aver dichiarato di temere Google è stato oggi anche il presidente del Gruppo Espresso Carlo De Benedetti: “Abbiamo tutti paura di Google. Anche io – ha detto De Benedetti al forum mondiale dell’editoria in corso a Torino -. La più grande società editoriale al mondo non sarà mai in grado di fare concorrenza a Google e questo ha a che fare con la democrazia, perché una sana concorrenza editoriale è una garanzia per la democrazia”.
Nel suo intervento critico verso Google De Benedetti ha ricordato che “gli editori non chiedono privilegi alla politica, ma la possibilità di competere a parità di condizioni. Google segua le regole che si applicano a tutti gli altri”.
LE INCHIESTE DELLA COMMISSIONE
E proprio oggi la Commissione europea ha aperto tre inchieste per esaminare se le decisioni delle autorità fiscali di Irlanda, Olanda e Lussemburgo sulle imposte da far pagare a Apple, Starbucks e Fiat Finance and Trade (società anonima controllata dal gruppo automobilistico), sono conformi alle regole europee sugli aiuti di Stato.