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Commissione europea: nomi, manovre e sgambetti per la presidenza

Sono già passate quasi due settimane dalle elezioni europee, e la divisione degli incarichi a livello europeo non è ancora chiara, anzi si complica sempre di più e giorno dopo giorno escono nuovi nomi.

L’IMPASSE SULLA PRESIDENZA

L’attuale impasse sulla nomina del Presidente della Commissione europea è determinata dal fatto che il candidato, che verrà indicato dal Consiglio europeo (composto dai Capi di Stato o di Governo dei Paesi Membri dell’UE), dovrà raccogliere la maggioranza dei voti nell’Europarlamento, e al momento non c’è accordo su nessun nome.

LA CANDIDATURA DI JUNCKER

Nel novembre 2012, l’Europarlamento aveva votato una risoluzione dove si rivolgeva l’invito ai partiti politici europei a indicare prima delle elezioni i nominativi dei candidati alla Presidenza della Commissione. Il partito uscito vincitore dalle urne è il PPE (Partito Popolare europeo), pertanto, visto che il candidato del PPE era Juncker, la presidenza spetterebbe a lui.

 

LE POSIZIONI DI MERKEL E CAMERON

Al momento però Juncker non gode dell’appoggio necessario per assumere l’incarico, tra gli altri, ha due grandi oppositori: la Cancelliera Merkel e il Premier Cameron. La Cancelliera tedesca, ormai da vari giorni, ha “tirato fuori dal cilindro” un nome a lei gradito, si tratta della francese Lagarde (attualmente Direttore Generale del Fondo Monetario Internazionale).

IL RUOLO DI HOLLANDE

“Voci di corridoio” dicono che è proprio il presidente francese Hollande a non essere d’accordo su questa candidatura, perché da un lato non vuole perdere la direzione del FMI, e dall’altro non vuole sostenere per il posto di Presidente della Commissione una francese che non appartiene al suo partito.

CHI SONO I DUE SCONTENTI

Ma gli incastri da fare sono tanti, perché ci sono almeno altri due scontenti delle promesse fatte prima delle elezioni. Primo fra tutti il candidato socialista Schulz che avendo guidato i socialisti alle elezioni europee, si aspettava un posto da commissario. Ma le indiscrezioni dicono che questo posto in Commissione europea non arriverà, e quindi il “buon” Schulz sta già cercando di ricollocarsi altrove, pretendendo un ruolo nell’Europarlamento.

PROBLEMI PER GLI ITALIANI DEL PSE?

Se questo dovesse accadere sarebbe un problema per gli italiani del PD al Parlamento europeo che, forti del risultato elettorale, avevano già assaporato l’idea di chiedere incarichi di peso nell’europarlamento, ma l’eventuale ricomparsa di Schulz gli renderà la partita complicata. Le sorti del PD al Parlamento europeo oltre ad essere legate al futuro di Schulz, sono legate anche al futuro del liberale Verhofstadt (guidava la coalizione ALDE alle elezioni europee) che se non dovesse riuscire ad avere un ruolo nella Commissione europea potrebbe avanzare pretese nell’Europarlamento.

LO SCENARIO

Siccome il Presidente della Commissione deve essere votato a maggioranza dal Parlamento europeo, e nessuno dei partiti principali ha i numeri necessari per eleggerlo, sarà necessario un accordo tra questi, e nello specifico Popolari (PPE) Socialisti (S&D) e Liberali (ALDE). A questo punto uno scenario possibile, per superare “l’impasse”, potrebbe essere il seguente: un popolare alla Presidenza della Commissione europea ( Junker o un ipotetico fortunato/a dell’ultimo momento), un liberale presidente del Parlamento europeo ( Verhofstadt) e Schulz presidente del Gruppo socialista. E gli italiani del PD, in questa situazione, riusciranno ad avere un portafoglio di peso alla Commissione europea e una poltrona determinante all’Europarlamento?

GLI INTERROGATIVI

In altre parole il Premier Renzi riuscirà a far valere a Bruxelles i numeri del suo partito, visto che il PD con 31 Deputati è il primo partito all’interno del Gruppo S&D? E inoltre la delegazione del PD a Bruxelles è compatta oppure iniziano le spaccature, perché sono in troppi a volere “un posto al sole”?



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