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Così Basilea ha trasformato il rapporto tra banche e imprese

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Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo l’articolo di Andrea Ferretti uscito sul quotidiano Mf/Milano Finanza diretto da Pierluigi Magnaschi

Più o meno dal giugno 2012 tutti i principali gruppi bancari italiani hanno adottato sistemi di rating avanzati per la gestione delle loro principali aree di operatività. Di conseguenza, ad oggi, il rating, non solo costituisce un punto di riferimento nell’ambito della sfera della concessione e del monitoraggio del credito, ma interviene anche su “questioni” di natura commerciale, quali il pricing, le commissioni da applicare e l’accessibilità a specifici prodotti.

L’UTILIZZO DEL RATING

Ma il punto centrale da focalizzare è che questo massiccio utilizzo del rating non svilisce affatto, come generalmente ritenuto, il rapporto relazionale tra banca ed impresa, ma, al contrario, modificandolo geneticamente, lo esalta fino ad attribuirgli un ruolo chiave all’interno del complesso meccanismo del credito. Infatti, paradossalmente, nella fase pre-Basilea, una relazione “basic” tra banche ed imprese era più che sufficiente visto che, in assenza di sistemi esperti per la valutazione del rischio aziendale, l’eventuale insorgenza di anomalie era ancora tranquillamente gestibile nell’ambito del tradizionale rapporto imprenditore – direttore. In questo modo, tuttavia, la singola azienda viveva, forse, più tranquilla, ma il sistema bancario diventava progressivamente sempre più vulnerabile.

IL RAPPORTO BANCA-IMPRESA

Ci hanno pensato poi “la grande paura”, la Lehman Brothers, i salvataggi bancari ad imporre agli Istituti di accelerare la transizione, comunque già in atto, dal cosiddetto “credito di vicinanza” ad un credito erogato in maniera più oggettiva. Il punto è che la conseguente necessità di utilizzare sistemi di rating e regole più rigide per la valutazione delle aziende hanno reso indispensabile una simmetrica evoluzione del rapporto relazionale tra banca ed impresa verso livelli di maggior spessore e di migliore qualità rispetto al passato. Anche perché, altrimenti, il meccanismo semplicemente non funziona. Ad esempio, un forte incremento nel bilancio di una impresa delle immobilizzazioni immateriali (marchi, brevetti, ma anche investimenti in sviluppo e ricerca), tende ad innervosire il rating che è stato addestrato ad osservare con molta attenzione queste poste tradizionali vittime delle scorrerie di disinvolti consulenti aziendali.

GLI INVESTIMENTI IN RICERCA E INNOVAZIONE

Peccato che, in molti casi, siano stati proprio questi investimenti in ricerca ed innovazione a sostenere le nostre aziende durante la crisi ed a ridurre quel drammatico gap esistente rispetto ai competitor esteri. Ebbene, uno dei principali fattori che può impedire al rating di interpretare male la situazione e penalizzare ingiustamente l’azienda innovativa è costituito proprio dall’esistenza di una relazione consolidata tra banca e cliente. Sarà infatti la conoscenza del settore, della realtà aziendale, dell’imprenditore, dei programmi di investimento, che consentiranno al gestore della relazione di evidenziare la reale situazione aziendale e procedere, eventualmente, ad una modifica del rating attribuito dalla macchina (processo di override).

MAGGIOR SOSTEGNO

Dunque, se l’obiettivo comune è quello di garantire un maggior sostegno alle imprese da parte delle banche, esistono due condizioni indispensabili da rispettare. La prima è che le aziende prendano atto che il processo di transizione dal credito di vicinanza ad un credito maggiormente oggettivo è un processo irreversibile. La seconda, scaturente dalla prima, è che sia le banche che le aziende comprendano appieno che questa transizione deve poggiare, molto più che in passato, su un solido e continuativo rapporto di conoscenza. Ben vengano, dunque, in quest’ottica, iniziative innovative quali “il Tavolo del Credito” promosso dalla Associazione Industriale Bresciana (Confindustria) insieme alle principali banche del territorio (Banco Popolare, Intesa, Ubi etc).

LE NUOVE REGOLE

In quest’ambito, ad esempio, sono stati proprio gli esponenti delle banche a spiegare ad imprenditori e direttori finanziari, all’interno di un vero progetto di formazione e non di seminari spot, le “nuove regole del credito”, il funzionamento dei rating e, appunto, gli effetti nefasti derivanti da un dialogo insufficiente tra banca ed impresa.
Anche perché, in fondo, un sistema di rating attivato in assenza di una solida relazione banca-impresa non è molto dissimile da un airbag attivato in assenza di cinture di sicurezza: più che inutile, potrebbe rivelarsi, al dunque, estremamente pericoloso.


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