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Ecco chi inquina di più in Europa

Una diminuisce mentre l’altra cresce. E’ l’andamento divergente tra le emissioni di anidride carbonica globali e quelle dei paesi dell’Unione europea. Nel 2013 le emissioni complessive di CO2 dei Paesi UE sono diminuite del 2,5%, proseguendo sulla via della riduzione dopo il calo dell’1,6% registrato nel 2012 in rapporto ai valori del 2011. All’origine di questo calo, incidono vari fattori, da quelli virtuosi come efficienza energetica a quelli legati invece ad “artifizi contabili” nella composizione del mix. Per esempio, l’importazione di carbone comporta un aumento delle emissioni che invece non si registra se importo elettricità. Ma contano anche l’economia e il peso dei diversi settori industriali, la popolazione, il sistema di trasporti e non ultimo, gli effetti della recessione.

LE EMISSIONI GLOBALI

Di tendenza opposta le emissioni di anidride carbonica globali le quali non accennano né a diminuire né a rallentare la loro crescita. Dal 1990 al 2013 siamo passati da 22 a 34 miliardi di tonnellate. Un saldo ambientale complessivo negativo e disperatamente impossibile da riequilibrare. L’Europa oggi è responsabile per circa il 10% sul totale delle emissioni del pianeta, peso che si ridurrà al 4,5 % entro il 2030.

CHI INQUINA DI PIU’

Vale la pena fare alcuni rilievi sui singoli paesi. La Germania risulta la nazione europea che in valori assoluti inquina di più (760 milioni di tonnellate di CO2 emesse, +2% rispetto al 2012), seguita da Regno Unito (455 milioni di tonnellate, -2,4% rispetto al 2012), Francia (345 milioni +0,6%) e Italia (341,5 milioni di tonnellate, 24 mila tonnellate in meno rispetto al 2012 pari a una riduzione del -6,6%).

L’anno scorso le emissioni sono calate in 22 stati membri tranne in Danimarca +6,6%, Estonia +4,4%, Portogallo +3,6%, Germania +2%, Francia 0,6% e Polonia 0,3%.

LA SALUTE DEL PIANETA

Proprio negli stessi giorni in cui l’ufficio statistiche dell’Ue divulgava i suoi dati, rimbalzava sulla stampa internazionale di un’altra notizia sulla salute –cagionevole- del nostro pianeta. Aprile 2014 è stato il mese in cui il livello di anidride carbonica in atmosfera ha costantemente superato la concentrazione di 400 ppm. La concentrazione record di CO2, da non confondersi con l’inquinamento atmosferico che consiste anche in altre componenti come composti dello zolfo, azoto, particolati, ecc. e ha impatti diretti sulla salute umana, ha degli effetti sui cambiamenti climatici. A seconda degli organismi (IPCC, OECD, IEA, rapporto Hansen), la probabilità di un aumento della temperatura globale di 2 gradi si verifica nella forchetta tra i 350ppm e i 450ppm.

COME VARIA LA CONCENTRAZIONE DI ANIDRIDE CARBONICA

Le rilevazioni sono state diffuse dal NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) che segue il monitoraggio dei livelli di CO2 a partire dal 1958 allorché la concentrazione si attestava a 313 ppm. Da allora il tracciato ha segnalato un aumento continuo della diffusione dei gas serra. La concentrazione di anidride carbonica varia stagionalmente: aumenta in inverno e primavera, raggiungendo di solito il picco a maggio con la fioritura delle piante, per poi diminuire quando le piante cominciano ad assorbire la CO2. Tuttavia la naturale capacità della biosfera di prelevare il biossido di carbonio dall’atmosfera (non solo mediante fotosintesi ma anche gli oceani) non ha potuto bilanciare l’aumento delle emissioni antropiche e evitare l’aumento del tasso di concentrazione di circa 2 ppm all’anno. Il primo superamento di 400 ppm si era registrato il 9 maggio 2013, ma quest’anno il picco è rimasto costante per tutto il mese di aprile. C’è da aspettarsi che, per effetto dell’accumulo, il livello di 400 ppm sia presto superato tutto l’anno.

UN PUNTO DI NON RITORNO?

E’ difficile stabilire se questo limite rappresenti un punto di non ritorno nel processo dei cambiamenti climatici (per diversi scienziati lo è), più difficile ancora abituarsi a questa soglia la quale per quanto inevitabile sembrava ancora ieri, invalicabile. Con una bella metafora l’editorialista di “The New Yorker” colto la similitudine con una barca a remi: “Può inclinarsi da un lato e poi tornare a posto. Può inclinarsi di nuovo e ritornare a posto. Ma viene la volta che si inclina e raggiunge l’altro stato stabile, che consiste nel restare capovolta”.

Leggi l’articolo sul sito ufficiale di Assoelettrica



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