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Ecco come saliranno gli investimenti energetici

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Per saziare la fame energetica del mondo sono necessari oltre 48mila miliardi di dollari da oggi fino al 2035. E’ la stima dell’International Energy Agency pubblicata nel rapporto speciale sugli investimenti, volume della collana di studi che, con uscite cadenzate, arricchiscono la bibliografia dell’autorevole pubblicazione World Energy Outlook. L’Agenzia reputa che, nelle prossime 2 decadi, gli investimenti per soddisfare la domanda di energia primaria saliranno dai correnti 1.600 miliardi/anno a 2 mila miliardi.

LA PARTE DEL LEONE

Il dato incontrovertibile è che la parte del leone continuano a farla le fonti fossili. Infatti, come si vede dall’immagine che riassume la ripartizione degli investimenti per attività produttiva relativamente a ciascuna fonte (pubblicata nel rituale appuntamento settimanale “snapshot of the week”), della tranche di circa 40mila miliardi destinati all’approvvigionamento della materia prima ed alla generazione/trasmissione di energia elettrica, oltre la metà degli investimenti saranno assorbiti da petrolio, gas e carbone. I 23 mila miliardi di dollari indicati per le attività di estrazione, trasporto e raffinazione saranno così ripartiti: 13.600 miliardi di dollari per petrolio, circa 9 mila miliardi per gas e 1.000 miliardi per carbone. Questo sostenuto sforzo finanziario è indispensabile per mantenere i correnti livelli di produzione in una prospettiva di produttività declinante dei giacimenti.

Gli investimenti per la generazione di energia elettrica a bassa emissione di carbonio prevedono circa 6 mila miliardi dollari per le rinnovabili e 1.000 miliardi di dollari per il nucleare. Investimenti di pari entità sono indicati per l’ammodernamento della capacità trasmissione e distribuzione. Mentre 2.600 miliardi di dollari sono destinati al rinnovo del parco di impianti convenzionali.

I RIGASSIFICATORI

Il rapporto puntualizza lo sforzo richiesto per incrementare la capillarità della rete di rigassificatori. L’investimento che è corposo, oltre a ripercuotersi sulla convenienza del costo del prodotto d’importazione, rallenta il tasso di penetrazione del LNG nei nuovi mercati. In merito alla situazione del Vecchio Continente, secondo gli autori del rapporto, il disincentivante quadro legislativo europeo per l’accesso a fondi finanziari per la realizzazione di nuove centrale termiche, pone la regione in una condizione di potenziale vulnerabilità energetica.

EFFICIENZA ENERGETICA

Il rapporto indica anche un’accelerazione nella spesa per l’efficienza energetica che assorbe un sesto dell’investimento cumulativo, passando dai 130 miliardi di dollari del 2012 ad oltre 550 miliardi di dollari entro il 2035. Geograficamente distribuiti principalmente nell’Unione europea, in Nord America e in Cina, gli investimenti si concentrano nei trasporti e nelle costruzioni. Tuttavia questi valori sono ritenuti insufficienti per attuare una transizione verso sistemi di generazione energetica low carbon adeguati a contenere la stabilizzazione del surriscaldamento globale. Invece degli stimati 8 mila miliardi complessivi, gli investimenti in efficienza dovrebbero arrivare a 14 mila miliardi di dollari per ottenere al 2035 una contrazione della domanda di energia primaria del 15% rispetto alle proiezioni.

Leggi l’articolo sul sito di Assoelettrica



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