Ridurre il numero di F-35 “significa meno posti di lavoro“, ma non solo. Questo è il messaggio che Derek Chollet (nella foto), segretario aggiunto per gli Affari della sicurezza internazionale presso il Pentagono ha lanciato ieri all’Italia durante la prima Airpress Conference tenuta a Roma.
Un incontro moderato da Paolo Messa al quale hanno preso parte, tra gli altri, il presidente della commissione Difesa del Senato, Nicola Latorre, quello della commissione Esteri, Pier Ferdinando Casini, il capogruppo del Partito democratico della commissione Esteri della Camera Enzo Amendola, e il presidente di Finmeccanica, Gianni De Gennaro.
“Siamo consapevoli del dibattito in corso“, ha proseguito Chollet nella sua lecture, e “comprendiamo le difficoltà” legate alle ristrettezze di bilancio, un tema che viene affrontato anche oltreoceano.
Tuttavia, ha proseguito, “quando l’Italia ha diminuito il piano originale di acquisizione da 131 aerei a 90, si sono visti gli effetti negativi che possono verificarsi in questi casi: c’è stato un decremento nella partecipazione industriale della Penisola e nei posti di lavoro associati con gli F-35“, nonché nel ritorno degli investimenti fatti sulla Faco di Cameri, Novara, una linea di assemblaggio finale, manutenzione e aggiornamento del velivolo, l’unica al di fuori degli Usa.
Il caccia di Lockheed Martin, ha sottolineato poi l’esponente del Pentagono, ha un’importanza fondamentale per mantenere inalterata la capacità di affrontare le minacce future per tutta l’Alleanza Atlantica che, complici le crisi afghana, libica e ucraina, “si trova a un punto di svolta strategico”.
Attraverso i rappresentanti delle Istituzioni presenti, Chollet si è poi rivolto al governo e al Parlamento italiani, auspicando che la Penisola, mentre da un lato opera una spending review dettata dalla crisi economica e lavora alla redazione del Libro Bianco della Difesa, dall’altro “consideri l’investimento negli F-35 da due prospettive: cosa gli F-35 portano all’Italia in termini di capacità militare, e cosa gli aerei danno all’Italia in termini di ritorno del suo investimento economico“.
Durante il picco di produzione, ha rimarcato, “saranno creati più di seimila posti di lavoro in Italia, con rendimenti attesi per 15,8 miliardi dollari”.