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I nuovi limiti di Obama alle emissioni di CO2

Il presidente Obama è in procinto di dare il via ad una svolta ‘verde’ piuttosto rilevante, una svolta che consiste nel porre limiti molto stringenti alle emissioni di CO2 degli impianti di generazione elettrica, questi dovranno ridurre entro il 2030 le loro emissioni in media del 30% rispetto ai livelli del 2005. Un’azione che dovrebbe aiutare il presidente Obama nella negoziazione di impegni climatici globali soprattutto con Cina ed India che si apprestano a diventare i maggiori polluters mondiali. La proposta è stata resa pubblica ieri (il 2 giugno 2014) dall’ EPA (Environmental Protection Agency) e per l’entrata in vigore delle nuove regole non sarà necessario un passaggio per approvazione nel Congresso degli Stati Uniti.

L’EPA stabilirà degli standard per ogni stato in base alle emissioni dei loro impianti a gas ed a carbone e interagendo con i rappresentanti dei singoli stati si metterà in pratica un piano  per come contribuire al raggiungimento degli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni, un approccio definito flessibile dall’ EPA stessa. Quindi i singoli stati potranno avere riduzioni di emissioni inferiori o superiori alla media nazionale (-30%) e potranno decidere come raggiungere l’obiettivo (e.g. con impianti a carbone più efficienti, con impianti a gas, con nuovi impianti nucleari o a fonti rinnovabili). I costi per le utilities sono stati valutati poter arrivare a 8,8 Mld$ l’anno al 2030 ma i benefici per l’ambiente e per la salute sono valutati fono a 90 Mld$ l’anno.

Come si vede nelle immagini riportate a destra (fonte Bloomberg) negli Usa la generazione elettrica è responsabile della maggior parte di emissioni di gas serra in atmosfera seguita a ruota dal settore dei trasporti, l’utilizzo di auto elettriche od a metano è ancora agli albori negli Usa e quindi per ridurre le emissioni risulta più semplice ‘colpire’ quegli impianti a carbone (560) che costituiscono il 39% della produzione elettrica Usa ed il 75% delle emissioni del settore elettrico e che in alcuni stati sono ancora lo ‘zoccolo duro’ di una generazione di energia elettrica a costo molto basso.

La pubblicazione del provvedimento ha comportato un’alzata di scudi da parte dei dei rappresentatati del partito repubblicano che puntualizzano come un’azione simile avrà immediati contraccolpi sulle bollette elettriche dei consumatori e delle aziende, in particolare per il settore manifatturiero. I democratici a loro volta fanno notare che negli Usa esiste un’alternativa al massiccio utilizzo di carbone: gas a basso costo (che ha già permesso una riduzione delle emissioni superiore al 10% rispetto al 2005) che può essere utilizzato in impianti che per la costruzione necessitano di bassi costi del capitale, impianti eolici con costi di produzione ben inferiori a quelli che si possono registrare in Europa ed in Italia ed è inoltre aperta  la possibilità di esportare all’estero una fetta consistente dell’indesiderato carbone.

Leggi l’articolo sul sito di Assoelettrica



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