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I Popolari per una concreta politica di governo

Il voto italiano per le europee è un dato che non ha valenza nazionale, il PD  con il suo 41% vince in Italia ma non in Europa, dove primo partito rimane il PPE. Può essere a livello nazionale considerato un dato importante di orientamento, non più di tanto. L’esaltazione per questa vittoria del PD ha indotto commentatori e appartenenti al mondo dell’informazione a svolgere considerazioni tanto grossolane quanto poco realistiche. Si sono letti, ascoltati, sprecati raffronti, commenti, volgari forzature, al limite della blasfemia, tra il PD di Renzi e la DC dai tanti leader, (piccola differenza?). E’ utile sottolineare, solo per amore della verità, che nelle elezioni europee degli anni 1979, 1984, 1989 la DC, saldamente partito di maggioranza relativa e di governo, portava a votare nel 1979 l’86%, nel 1984 l’82%, nel 1989 l’81% degli italiani. Il PD di Renzi ha convinto appena il 55% degli elettori ad andare alle urne. La DC era un partito di Centro di ispirazione cristiana e fondatore del PPE. Il PD di Renzi è ancorato alla vecchia influenza comunista, tanto che è parte importante del PSE per sua volontà. Un ulteriore dato chiarificatore è il ritorno a percentuali quasi bulgare ottenute nelle regioni del centro nord: Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria antichi feudi di “falce e martello”.
Si fanno adesso previsioni di un lungo ciclo di governo guidato dal PD in virtù del recente risultato elettorale ottenuto. E’ una possibile ipotesi, ma che va legittimata con elezioni nazionali, cosa che potrebbe comunque riservare sorprese, visto che i termini sarebbero diversi. Articolate opinioni danno la convinzione che l’ottima percentuale del PD alle europee non è per l’eternità. Esiste ancora un vastissimo terreno da arare, dove ci sono espressioni marcate e nette, alternative alla sinistra. Si tratta di organizzarne le volontà, attingendo ad una politica chiara, stabile, affidabile che sia sostenuta da una cultura e da un’etica. Tutto ciò è possibile se si guarda come riferimento anche al “popolarismo” sturziano, ma non ad una generica idea popolare di partito. Bisogna rapportarsi cioè all’influenza  del cattolicesimo politico in Europa e in Italia, che per primo prese coscienza, dopo i fatti francesi del 1789, della necessità di interessarsi ai sistemi di democrazia liberale: la nuova frontiera dell’Europa e degli Stati. Federico Ozanam e padre Ventura furono i pionieri in ambito cattolico dell’idea di un potere da far crescere su basi democratiche. Gli eredi del cattolicesimo politico nel XIX e XX secc. continuarono a coltivare tale disegno, costruendo i primi organismi di democrazia cristiana con Romolo Murri, il Partito Popolare Italiano di Sturzo, la Democrazia Cristiana di De Gasperi e Dossetti.
Nel 1992/93 in seguito a vicende  giudiziarie poco trasparenti i partiti di governo del tempo, tra cui la DC, furono spazzati via. Opinionisti e operatori dell’informazione si affrettarono a titolare l’era dal 1994 in poi come seconda repubblica, anche perché nel contempo, in seguito ai referenda di Mario Segni ci fu l’approvazione della legge elettorale di tipo maggioritario. Le nuove elezioni tenute nel marzo 1994 stabilirono con immediatezza che i contendenti per l’ascesa al governo erano Forza Italia di Berlusconi e il PDS di Occhetto erede del PCI. La vittoria arrise a Berlusconi, ma una congiura di palazzo in breve tempo lo disarcionò da Palazzo Chigi, sostituendolo con un governo tecnico presieduto da Lamberto Dini che portò alle nuove elezioni il Paese nel 1996. E’ l’entrata in gioco di Romano Prodi con i Popolari di Gerardo Bianco, eredi della DC. La vittoria fu conquistata dal centrosinistra guidato dal professore bolognese. Il resto è cronaca di questi anni che tutti conosciamo.
Nello scontro bipolare nerboruto, negli anni 1996/2013, fatto inconsueto, l’influenza della cultura del cattolicesimo politico è stata nulla. I meccanismi elettorali, le vicende giudiziarie che colpirono ferocemente la DC, la incapacità degli uomini, che pur rivendicando simboli democristiani, sono rimasti estranei a quella cultura, al punto di non essere in grado di rappresentarla, e hanno determinato l’irrilevanza dei cattolici in politica.
Dopo un ventennio di fallimenti vissuti, sia ad opera della destra che della sinistra, c’è oggi un timido e confuso tentativo di rilanciare una politica di Centro, facente capo al “popolarismo”, nato in Italia con Luigi Sturzo, padre fondatore di un partito di Centro di ispirazione cristiana: PPI, da cui poi scaturirà, dopo la seconda guerra mondiale, la DC di De Gasperi. Non bisogna confonderlo però con il percorso del Partito Popolare Europeo che nasce invece in Europa nel 1976, grazie a democristiani europeisti, sulla scorta dell’esperienza di De Gasperi, Adenauer, Schuman. Accoglie nel suo seno non solo democristiani ma diversi partiti moderati, anche di destra. Come è dato constatare la differenza tra popolarismo italiano ed europeo è di sostanza e non di forma. E allora, tenendo conto delle differenze, è giusto riprendere a lavorare ad un disegno di stampo centrista, chiamando a raccolta cattolici, e laici che condividono le idee del popolarismo, imperniate sul rispetto della dignità della persona umana con tutte le scaturigini che ne derivano, in primis libertà e democrazia. In tal modo si aiuterà anche, supportandolo con contenuti, a far decollare un nuovo centrodestra demo-liberal-popolare.



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