Un Renzi sempre più solido dopo l’incontro con i cinque stelle dell’altro giorno. Il confronto sulla legge elettorale tra i primi due partiti italiani è stato –seppur poco produttivo in termini pratici- quantomeno sorprendente. A confermarlo sia Renzi che l’ha definito: “prezioso”, sia Grillo (il quale non ha presenziato) che si è detto “soddisfatto”.
Il Movimento 5 stelle ha forse capito –sotto suggerimento delle ultime elezioni europee- che la strategia politica del “no a prescindere” non porta da nessuna parte e che in qualche modo se si vogliono cambiare le cose bisogna partecipare e non soltanto contestare l’operato degli altri.
A giovare più di tutti di questo dietrofront pentastellato ( i grillini non avevano mai considerato l’idea di venire incontro all’“ebetino”) è proprio Renzi, che rafforza così la sua immagine di leader indiscusso e consolida il suo carisma pur praticando una sorta di politica “liquida”, in cui le parole superano di gran lungo i fatti.
Adesso però gli si pone davanti una scelta di non poco conto: sciogliere il patto del Nazareno che aveva dato luce all’Italicum e concedersi alle proposte dei 5 stelle, oppure andare avanti nel perseguimento degli accordi stipulati con Berlusconi?
Lo stesso Berlusconi che dopo l’incontro tra Pd e Movimento 5 stelle ha acceso un campanello d’allarme per i suoi chiedendo che si acceleri sulla legge elettorale, come a dire “prima che Renzi cambi idea”. E rilancia aprendo ai moderati: “in queste condizioni ci sono due cose che abbiamo il dovere di fare: collaborare a vere riforme che rendano finalmente l’Italia governabile, battendoci per quella più importante di tutte, l’elezione del presidente della Repubblica da parte dei cittadini; e prepararci per le prossime elezioni politiche, forse non lontane, nelle quali il confronto vero sarà ancora una volta fra noi del centrodestra e la solita sinistra, questa volta rappresentata dall’immagine più moderna di Matteo Renzi”.
Il quadretto è presto fatto: ancora una volta la politica e nello specifico Silvio Berlusconi, tenta di costruire una dimora che possa accogliere una nuova destra per fare la lotta “ai comunisti”. Ad oggi però non si può accettare che la destra, che ha nobili origini, sia portata avanti da un condannato ai servizi sociali. La dimora della nuova destra merita una vera e nuova identità e non un’accozzaglia di ruderi accostati e imbellettati per le elezioni. Anche perché se così non fosse gli italiani sceglierebbero ancora una volta di votare a sinistra, anzi no, a Renzi.