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La lobby del cibo

Se pensi alle grandi lobbies americane ti vengono subito in mente armi e tabacco. Pochi pensano all’industria del food, che invece è tra le più connesse politicamente, e tra le più generose finanziatrici delle campagne elettorali. Per un lobbista americano lavorare nel settore significa vincere la lotteria. Girano tanti soldi.

Stando alle stime della Sunlight Foundation dal 1989 a oggi l’industria del food in America ha versato 849 milioni di dollari in finanziamenti alle campagne elettorali. Nel solo biennio 2011-2012 i finanziamenti del settore alla politica hanno raggiunto la cifra monstre di 167 milioni di dollari (nel biennio precedente erano stati 149 milioni). Soldi che vanno in egual misura a repubblicani (184,8mln$) e democratici (108,6mln$).

Se consideriamo solamente il livello federale, dal 1997 a oggi l’industria del food ha donato 1,5 miliardi di dollari, con il picco raggiunto nel 2009-2010: 297 milioni di dollari in donazioni.

Quanti lobbisti ci lavorano? Presto detto. Sempre dal 1997 a oggi quelli registrati che si sono occupati del tema sono stati 2293. Se consideriamo solo il 2014 siamo già a 1021 lobbisti del food. Guadagnano bene, ma fanno anche girare tanti soldi. Sempre stando alle stime Sunlight i lobbisti del food in America hanno raccolto 19,8 milioni di dollari in finanziamenti elettorali. Di questi, 11,4 sono andati ai Democrats e 8,3 ai repubblicani. Fuori dai periodi di campagna elettorale, poi, i lobbisti del food conducono battaglie su tutti i campi: gli OGM, i sussidi all’agricoltura, la ricerca e le mense scolastiche (leggete QUI).

Ora capite perché l’intuizione dell’allora ministro Catania di istituire un registro delle lobby al Ministero delle politiche agricole fu una scelta strategica? Peccato sia finito nel dimenticatoio.


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