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La non politica I partiti Renzi e il PD

Non scrivo dell’esito dei ballottaggi perchè ritengo tutta la discussione che ne è scaturita ignobile e vergognosa. Si parla di chi ha vinto e di chi ha perso, senza considerare che più della metà degli elettori non è andata a votare. Il PD che esulta per le percentuali, ma che finge di non vedere i numeri reali è da  miseria inenarrabile. Oggi è necessario un concreto e serio impegno dei cittadini, soprattutto giovani, in politica. La partecipazione politica fu l’arma vincente, dal dopoguerra in poi e fino agli inizi degli anni ’90, per far crescere e consolidare la democrazia italiana. Oggi come ieri i partiti politici agevolino l’ingresso di nuove energie perché possano iniettare quella linfa nuova, indispensabile per il cambiamento del Paese, che non avviene con gli slogan, le frasi ad effetto, le vuote enunciazioni, ma attraverso una vera e propria rifondazione dei partiti politici, organismi di collegamento tra società e Istituzioni. Nel 1992/94 si pensò che per modernizzare l’Italia, dopo l’emergere delle tristi vicende giudiziarie, bastasse eliminare i vecchi partiti per apparire presentabili, ma a nessuno venne in mente che forse sarebbe stato più utile cambiare semplicemente i gruppi dirigenti, lasciando in vita cultura, etica, ideali e simboli. La furia iconoclasta fu irrefrenabile, devastò tutto e tutti, tranne i dante causa, ex-PCI, di Matteo Renzi. In tanti ancora si chiedono il perché, nonostante la massiccia presenza di falce e martello nel sistema. Basta vedere oggi cosa sta accadendo all’Expo di Milano e al Mose di Venezia, dove gli ex pci ci stanno dentro fino al collo, per non dire di altre corruttele targate PD lungo tutto lo Stivale, ma tant’è!
La corruzione oggi dilaga, ma si ostentano certezze, convinti che non si tratti di una nuova tangentopoli. Infatti, è peggio! In quel tempo c’era anche chi provava vergogna, e ci rimetteva la vita. Il motivo principale per cui la corruzione sta diventando una piaga purulenta è proprio l’assenza della funzione etica dei partiti, che sono venuti meno nella loro funzione storica di selezione delle classi dirigenti, attraverso cui far emergere i più capaci, dal punto di vista morale, culturale e politico.
Gli indicatori occupazionali, fiscali, finanziari, economici, sociali tutti  a certificare una condizione di crisi profonda. Presidente del Consiglio e ministri minimizzano, come se ci si trovasse di fronte ad una passeggera e sfavorevole contingenza. E’ il settimo anno di crisi e non si vede un filo di luce fuori dal tunnel, e tutti fingono che si procede. Se ne accorgono solo i giovani disoccupati, al Sud soprattutto, le famiglie monoreddito e/o numerose, quelle povere, i cassintegrati, i precari.
Non c’è una visione politica generale per affrontare il futuro, non si guarda alla sintesi, ma al frammento. Il Paese arranca spaventosamente. Basta leggere ogni mattina il bollettino di guerra della nostra disastrata economia per rendersene conto.
Si disse che Berlusconi non era in grado di affrontare la crisi,  e fu cacciato in malo modo, a leggere le cronache anche delle ultime settimane. Napolitano, dopo aver nominato senatore a vita Monti gli assegnò l’incarico di formare il nuovo governo. E poi le elezioni politiche del 2013, fallito il tentativo Bersani, l’incarico passò a Letta, che con serietà e impegno guidò il governo per meglio rispondere alle esigenze del Paese. Una volgare congiura di palazzo all’interno del PD costrinse Letta e il suo governo a dimettersi. Venne sostituito, connivente e prono Napolitano alle logiche del PD, dal sindaco di Firenze, che privo dell’esperienza e del prestigio di Mario Monti e della capacità e della competenza politica di Enrico Letta, assunse l’incarico di presidente del consiglio con levità e approssimazione e così procede. Appena avvenuto il cambio della guardia, i mezzi di informazione iniziarono un bombardamento mediatico ignobile e inverecondo nei confronti dei cittadini sulle doti da superman del giovinotto fiorentino, dimostrando quanto sono servili ed eterodiretti pezzi della carta stampata e una certa informazione televisiva. Tutti ormai vedono, anche i ciechi! Può questo inesperto e approssimativo personaggio essere capace, che dalla sua ha solo il fattore anagrafico, di guidare il nostro Paese sull’orlo del baratro? Giorno dopo giorno ci si accorge che il Renzi-pensiero non regge, nonostante frizzi e lazzi. E’ sostenuto dalla informazione amica, figlia dei poteri forti e lobbies. Renzi durante la campagna elettorale ha letteralmente occupato televisioni private e pubbliche, per tenere le sue inconcludenti filippiche, tanto che oggi la gente pur avendo votato in  massa per il PD è ancora più frastornata e disorientata di prima. Le politiche per la crescita dove sono? Le riforme istituzionali che fine hanno fatto? E’ comico Renzi quando sostiene che sono stati approvati fondi per dare 80€ a chi ne guadagna da 8000 a 26000€. Infatti, tirando le somme, pochi saranno coloro che li otterranno in busta paga (Il Sole24ore). Sbandiera come realizzato il provvedimento  che consentirà la ristrutturazione delle scuole. Di  là da venire! E poi per ristrutturare quali scuole se la rete scolastica nazionale, di competenza regionale, non è definita? Sarebbe più utile che il ministro dell’Istruzione si occupasse della difesa della peculiarità liceale nella nostra scuola superiore, anziché trattare l’abolizione di un anno di percorso di studi e la cancellazione di discipline come filosofia, latino, storia dell’arte, per motivi di cassa.
Il modello Paese che conoscevamo è stato pervicacemente disintegrato. E non ci sarà un Renzi qualsiasi, disceso da qualche treno amico in corsa, ad alta velocità, che tenga, per costruirne uno nuovo. Ci vogliono partiti veri, con idee, con democrazia interna caratterizzati da cultura, etica, organizzazione, che sappiano dal confronto continuo con intellettuali, economisti, espressioni di mondi vitali, tirar fuori ed esprimere in modo plurale la volontà politica e non solo quella del capo.

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