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L’alternativa popolare tra governo e opposizione

camaldoli

Si va pian piano definendo un nodo politico-istituzionale che chiama ad una decisione non facile tutti coloro che intendono dar vita ad una Alternativa Popolare alla nuova realtà del Partito Democratico oggi guidato da Matteo Renzi.

Si tratta in sostanza di un nodo che finirà con il dover scegliere tra la collocazione al governo del Paese (riforme costituzionali comprese) e l’opposizione al governo medesimo (ricomprendendo anche in tal caso le riforme costituzionali).
Appare infatti sempre più difficile e in qualche modo non sostenibile la distinzione tra una cosiddetta intesa per le riforme costituzionali e il sostegno ad un governo, affermando contestualmente di voler dar vita ad un programma compatibile con la proclamata alternatività del centro destra al governo medesimo.

La stessa vicenda della riforma del Senato appare infatti sempre più inscindibile da questo nodo che è istituzionale e politico ad un tempo.
Si può infatti parlare di una presunta distinzione delle regole costituzionali dalla maggioranza di governo solo non mostrando una adeguata consapevolezza del fatto che le regole costituzionali sono a loro volta parte essenziale della stessa identità di qualunque governo.

Sia che si voglia pensare alla stagione dell’Assemblea costituente del 1946, sia che si voglia pensare ai tempi della formale distinzione tra le riforme costituzionali da un lato e i governi in carica dall’altro (come ai tempi della De Mita- Jotti o della Commissione D’Alema), siamo infatti in presenza di una radicale distinzione talvolta anche formale tra la maggioranza di governo che per sua natura è omogenea, e la maggioranza costituzionale che può anche essere fondata sul consenso di una o più opposizioni politiche.

Una tesi non appare comunque sostenibile: da un lato, affermare la naturale alternatività politica dei soggetti che da un lato sostengono il governo in carica, ma allo stesso tempo si preparano a sfidarlo in una competizione elettorale alternativa, dall’altro che le regole costituzionali sono per così dire “regole del gioco” affermando che esse non attengono anche ad una sostanziale omogeneità politica della maggioranza di governo.

Pertanto, si avvicina sempre più il momento nel quale chi voglia dar vita ad una vera e propria Alternativa Popolare al Pd di Renzi ( sia che si tratti di soggetti che potrebbero dar vita ad una sorta di Alleanza della Libertà sulle orme dell’antico Popolo della Libertà, sia che si tratti di quanti intendano costruire un vero e proprio nuovo soggetto politico ispirandosi al Partito Popolare Europeo) sarà chiamato a sciogliere questo nodo che sembra imbrigliare contemporaneamente riforme costituzionali e programma di governo.

Il fatto che Matteo Renzi abbia risolutamente deciso di schierare il Partito Democratico nel Partito Socialista Europeo rende sempre più evidente il fatto che anche per lui la scelta tra l’apprezzamento di partiti che sostengono il suo governo pur dichiarandosi continuamente alternativi al medesimo Pse, e partiti dichiaratamente all’opposizione del suo governo ma ripetutamente dichiarati necessari per la realizzazione delle riforme istituzionali è una scelta che è stata giustificata per la nascita del governo medesimo, ma che non può a lungo convivere con esso.

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