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Ecco l’anatema del Papa contro i corrotti

Anatema papale in piazza San Pietro contro quanti “hanno la responsabilità sugli altri e si lasciano corrompere”, contro coloro che “vivono della tratta di persone e del lavoro schiavo” e contro chi “fabbrica armi per fomentare le guerre”. Guardando a queste categorie, a questi esseri umani, il Papa ha auspicato perentorio che “il timore di Dio faccia loro comprendere che un giorno tutto finisce e che dovranno rendere conto a Dio”.

L’INFERNO ATTENDE I CORROTTI

Andranno all’Inferno, che è tutt’altro che vuoto nella predicazione del Papa gesuita. Lo spunto per la catechesi era dato dal dono del timore di Dio, l’ultimo dei sette doni dello Spirito Santo. “Non significa avere paura di Dio, onnipotente e santo”, ha spiegato Francesco: “Sappiamo bene che Dio è Padre, che ci ama e vuole la nostra salvezza, per cui non c’è motivo di avere paura di Lui”.

“TIMORE DI DIO E’ ALLARME DI FRONTE ALLA PERTINACIA NEL PECCATO”

Il timore di Dio, invece, “è il dono dello Spirito che ci ricorda quanto siamo piccoli di fronte a Dio e al suo amore e che il nostro bene sta nell’abbandonarci con umiltà, rispetto e fiducia nelle sue mani”. Eppure, il dono del timore di Dio – ha aggiunto ancora il Pontefice – “è anche un allarme di fronte alla pertinacia nel peccato. Quando una persona vive nel male, quando bestemmia contro Dio, quando sfrutta gli altri, quando li tiranneggia, quando vive soltanto per i soldi, la vanità, il potere, l’orgoglio, allora il santo timore di Dio ci mette in allerta: attenzione! Così non sarai felice”.

“IL PECCATORE TORNA INDIETRO, IL CORROTTO NO”

Non è la prima volta che Francesco ammonisce “chi ha responsabilità sugli altri”. Lo scorso 27 marzo, nell’omelia pronunciata in San Pietro davanti a circa cinquecento parlamentari italiani, Francesco – parlando della classe dirigente in auge al tempo di Gesù che si era allontanata dal popolo e che si perdeva nei propri interessi e nelle lotte interne – aveva detto che “il cuore di questa gente si era indurito tanto, tanto che era impossibile ascoltare la voce del Signore. E da peccatori, sono scivolati, sono diventati corrotti. E’ tanto difficile che un corrotto riesca a tornare indietro. Il peccatore sì, perché il Signore è misericordioso e ci aspetta tutti. Ma il corrotto è fissato nelle sue cose, e questi erano corrotti. E per questo si giustificano, perché Gesù, con la sua semplicità, ma con la sua forza di Dio, dava loro fastidio”. Uomini di “buone maniere, ma di cattive abitudini, sepolcri imbiancati”, aveva sferzato i politici italiani il Pontefice.

L’ANATEMA CONTRO I “DEVOTI DELLA DEA TANGENTE”

Pochi mesi prima, era novembre, aveva rivolto parole dai toni duri contro “gli amministratori corrotti, devoti della dea tangente”, che commettono “un peccato grave contro la dignità e danno da mangiare pane sporco ai propri figli”. E forse – aveva sottolineato il Papa – “farà bene a tutti noi pregare per tanti bambini e ragazzi che ricevono dai loro genitori pane sporco. Anche questi sono affamati, affamati di dignità”. Passarono pochi giorni e, sempre nel chiuso della cappella di Santa Marta, il Papa aveva esortato tutti a dire “peccatori sì, corrotti no”. E questo perché “i corrotti non sanno cosa sia l’umiltà. Gesù li paragonava ai sepolcri imbiancati: belli di fuori, ma dentro pieno di ossa marce. E un cristiano che si vanta di essere cristiano ma non fa vita da cristiano è un corrotto”.



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