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L’appello di Farmindustria sui farmaci biotech da non ostacolare

resistenza antimicrobica farmaco

Secondo un’analisi svolta dal Comitato nazionale per la biosicurezza e le biotecnologie della Presidenza del Consiglio dei ministri, l’Italia è tra i primi dieci Paesi al mondo per produzione scientifica sulle biotecnologie, nel 2012 seconda solo all’Australia.

TRE BUONI MOTIVI

Per Farmindustria ci sono almeno tre ragioni per puntare sui prodotti biotech. Il primo è quello che i farmaci della nuova generazione rispondono ai nuovi e sempre più personalizzati bisogni dei pazienti:  il 20 per cento dei prodotti già disponibili sono biotecnologici, il 40 per cento dei farmaci di nuova registrazione è di origine biotecnologica.

Secondo aspetto: il settore può spingere la crescita del sistema Paese. Infine possono essere una leva di crescita per le realtà locali grazie alla collaborazione tra istituzioni, Università e aziende.

LE LUNGAGGINI ITALIANE

Ma per stare al passo con l’Europa anche in questo settore occorre smaltire le lungaggini amministrative. Discusso in occasione del convegno “Biotech:  una risorsa per la salute e per la crescita del Paese” presso la Cittadella Universitaria di Monserrato, il tema ha messo in risalto i tempi che intercorrono in Italia tra il via libera ad un nuovo farmaco e la vendita al pubblico: 536 giorni in più rispetto alla Germania e 234 rispetto alla Gran Bretagna.

LE RAGIONI DEL RITARDO

“Il ritardo – ha spiegato Eugenio Aringhieri, presidente gruppo biotecnologie Farmindustria – è legato ai tempi di decisione su costi e rimborsi. E occorre tenere presente che a livello locale la gestione della sanità deve fare i conti con 21 sistemi diversi”.

 



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