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Leopolda e primarie per rilanciare il centrodestra. La ricetta di Dario Fertilio

La sfida è stata lanciata. A partire da giovedì 5 giugno è possibile firmare sul sito www.contrattoperilcentrodestrai.it il Manifesto-Appello per una radicale rigenerazione del mondo liberale, conservatore, popolare, moderato, nazionale, promosso da una combattiva pattuglia di giovani studiosi e militanti capitanata da Lorenzo Castellani. Rinnovare in profondità il ceto dirigente del centro-destra appare ai firmatari del documento il requisito imprescindibile per ragionare di alleanze e aggregazioni in vista delle future elezioni politiche.

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Un punto di vista cui aderisce con convinzione Dario Fertilio, scrittore e giornalista del Corriere della Sera, strenuo fautore delle libertà individuali, della democrazia liberale, del mercato, del federalismo. Valori in nome dei quali ha creato con l’intellettuale dissidente dell’ex Unione Sovietica Vladimir Bukovskij i Comitati per le Libertà e la testata telematica Libertates.

È praticabile l’ipotesi di una “Leopolda di centro-destra?

L’esigenza è più viva che mai. La ragione è evidente. Forza Italia ha perso le elezioni europee e Silvio Berlusconi ha perduto credibilità per non aver perseguito gli obiettivi liberali che avevano caratterizzato le origini del suo partito. L’ex Cavaliere ricorre spesso al termine ambiguo di “moderati”, che designa un atteggiamento mentale e non comporta scelte politiche. La formazione “azzurra” non è recuperabile a una riforma e ricomposizione dello schieramento alternativo al PD. Basti considerare come ha trattato Raffaele Fitto soltanto perché chiede maggiore democrazia interna.

Ma Nuovo Centro-destra e Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale non hanno certo brillato.

Anziché promuovere un progetto liberal-conservatore la formazione guidata da Giorgia Meloni ha preferito rinchiudersi nel vecchio spazio della fiamma tricolore, rivelandosi poco attrattiva dal punto di vista elettorale. NCD è una compagine misteriosa. Pretende di essere di centro-destra mentre ha una collocazione di centro-sinistra organica al governo, analogamente a quanto fece La Voce fondata da Indro Montanelli.

La Lega Nord sembra fare eccezione.

È stata l’unica forza a dimostrare una certa freschezza nel centro-destra. Ma è portatrice di indicazioni anguste in un’ottica territoriale e in parte statalistica. Oltre a proporre una posizione minoritaria e non spendibile di radicale ostilità verso l’Unione Europea.

Come può la “comunità di centro-destra” rottamare e rifondare lo schieramento antitetico ai progressisti?

Per costruire un grande partito della libertà sono necessari fattori ben precisi. Un’autentica democrazia realizzata attraverso elezioni primarie e non con il plauso plebiscitario conosciuto con il PDL. Il rifiuto delle etichette liberali, perché di forze liberali ne spuntano come funghi senza andare al di là della pura testimonianza. Un rapporto con l’Europa che non può proseguire nell’attuale direzione di marcia.

Quali cambiamenti devono essere apportati?

Rispetto all’atteggiamento minimalista assunto dal Partito democratico il centro-destra dovrebbe chiedere una rifondazione delle istituzioni comunitarie. Superando le direttive centralistiche e burocratiche di Bruxelles, l’odierno utilizzo dei fondi strutturali, una strategia di bilancio dirigista e statalista che tende a uniformare un continente così variegato. La sua stella polare dovrebbe essere un grande mercato libero e la garanzia della sicurezza tramite l’Alleanza Atlantica. Ma su tale Europa a misura di libertà Forza Italia e NCD restano timidi. Mentre gli altri gruppi puntano sul rifiuto propagandistico della valuta unica, che pure richiede un approccio differente. A partire dall’attribuzione alla Banca centrale del ruolo di prestatrice di ultima istanza.

E per l’Italia quali potrebbero essere le proposte unificanti?

Il rilancio della democrazia immediata, costruita su un forte e limpido mandato popolare. Il che contempla una riforma presidenziale non brandita come arma propagandistica. Un federalismo genuino di stampo nordamericano, alternativo alla nuova centralizzazione delle prerogative utilizzate male dalle amministrazioni locali. E autentiche elezioni primarie obbligatorie per legge. Per tale motivo escludo il ricorso a consultazioni di coalizione.

Perché?

È uno strumento che attiverebbe gli apparati più potenti e collaudati, e finirebbe per premiare ancora una volta Berlusconi grazie al passaparola capillare e alle risorse finanziarie di Forza Italia. Le primarie devono essere garantite da personalità di altissimo livello e aperte a tutti i cittadini che vogliano candidarsi, oltre che a ogni persona intenzionata a votare sulla base del pagamento di una quota di ingresso.

Come negli Stati Uniti?

Esattamente. Le consultazioni dovrebbero essere distribuite in un arco di tempo di sei mesi e in una pluralità di regioni per ogni tornata. Così l’opinione pubblica diventerebbe protagonista di un lungo e appassionante dibattito. E una figura esterna agli apparati avrebbe l’opportunità di far conoscere le proprie qualità.

Marina Berlusconi, Raffaele Fitto, Alessandro CattaneoCorrado Passera. Chi può guidare il centro-destra?

Non vedo personalità in grado di aggregare l’esistente né di rischiare in prima persona in una sfida aperta. A riprova dello stato fallimentare del centro-destra. Ragion per cui è necessario abbandonare la logica dei vecchi partiti superando le forze politiche attuali ad eccezione del Carroccio.

Alla luce delle incompatibilità programmatiche su Euro-zona e immigrazione esiste un minimo comune denominatore nella galassia di centro-destra?

Sì: il recupero della sovranità del cittadino, che si manifesta nella possibilità di partecipare alle grandi scelte politiche nazionali e locali. Ma ciò presuppone la certezza del diritto come fatto culturale. Principio democratico messo a rischio dall’immigrazione selvaggia e indiscriminata. Senza cedimenti alla retorica rozza e becera, è nostro dovere affermare la centralità delle persone in regola con la legge e che pagano le tasse.

Nel medio termine Forza Italia e il centro-destra sono condannati a vivere da spettatori un duopolio Renzi-Grillo?

Ritengo di sì. Nell’assetto bipolare o bipartitico essenziale per garantire l’alternanza al potere, il centro-destra o sue componenti non possono essere alleati con le forze progressiste in ambivalenti formule di sapore democratico-cristiano. Elemento che ha contribuito ad accrescere i consensi del Movimento Cinque Stelle, privo di una proposta credibile. È lì che bisogna intervenire per prosciugare adesioni in buona parte provenienti dall’ex Popolo della libertà.

(NOTIZIE, COMMENTI E ANALISI SULLA LEOPOLDA DI CENTRODESTRA)


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