“Le indagini non si esauriscono con i provvedimenti restrittivi. Ci sono altri filoni che proseguono”. Sono le parole del procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio, intervistato sul Messaggero da Silvia Barocci in riferimento all’inchiesta sul Mose che ha portato al fermo di politici di diversi schieramenti. Tra le sue parole, anche qualche consiglio a Matteo Renzi su come agire politicamente per contrastare in modo efficace la corruzione dilagante.
NUOVI REATI E NUOVE PENE?
“L’opinione pubblica invoca pene sanguinose – sostiene Nordio sul Messaggero – Ma questo è sbagliatissimo, diseducativo e, soprattutto, inutile. Nuove pene e nuovi reati non servono assolutamente a nulla”. E continua: “Non sarà certo una nuova versione del reato di falso in bilancio, attualmente mal scritto, a ridurre la corruzione. Prova ne è il fatto che ai tempi di Tangentopoli il falso in bilancio era quello che si vorrebbe reintrodurre ora. Crediamo poi che lo scandalo Mose non ci sarebbe stato se fosse stato in vigore il reato di autoriciclaggio? Questo è ”enfantillage”. Non esiste una norma penale che possa intimidire chi vuole delinquere”.
COSA DEVE FARE RENZI
Non sarebbero dunque nuovi reati (falso in bilancio) o nuove pene (Daspo per i politici) a eliminare il problema della corruzione, ma il procuratore si dice soddisfatto di alcune dichiarazioni del presidente del Consiglio, su un tema diverso, quello della semplificazione. “Per la prima volta – dice Nordio al Messaggero – pur cedendo all’emotività di chi vuole l’introduzione di nuovi reati, il presidente del consiglio ha parlato della necessità di un disegno organico di semplificazione normativa”.
L’INCHIESTA CONTINUA
“Le indagini non si esauriscono con i provvedimenti restrittivi. Ci sono altri filoni che proseguono – dichiara Nordio rispondendo a Silvia Barocci, e continua – è già emerso, e lo si legge nell’ordinanza, che vi sono stati denari destinati direttamente ai partiti, come nel caso del sindaco di Venezia. Altri denari, invece, a persone fisiche per interessi personali. Nel corso dell’indagine si vedrà se le somme date alle persone in quanto tali siano state anche devolute ai partiti. Ma questo è oggetto di un accertamento successivo”.
UNA NUOVA TANGENTOPOLI?
Un sistema che si ripete, per il procuratore Nordio, simile a quello di Tangentopoli ma “oggi parliamo di somme stratosferiche: il rapporto è di uno a cento. Vent’anni fa, inoltre, i tre partiti – Pci, Psi, e Dc – costituivano un sistema blindato con gli imprenditori che pagavano. Ora il sistema è più sfilacciato e complesso. E più pericoloso”.