Mentre il ministro Maria Elena Boschi si manifesta ottimista sul percorso delle riforme istituzionali, e soprattutto si dice certa sui tempi dell’accordo tra le forze politiche, emerge sicuramente come centrale la grande questione del centrodestra.
La faccenda è urgente sotto ogni punto di vista, tanto più che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ammesso ieri, parlando appunto delle riforme istituzionali, che il suo mandato è temporaneo, e che quindi presto dovrà essere affrontata la complessa questione della sua successione.
Il centrodestra che intenzioni ha? Vuole contentarsi di far fare le riforme a Matteo Renzi? Vuole diventare la succursale del PD, oppure intende lanciare una propria prospettiva, presentare un proprio candidato al Quirinale e incalzare il Governo?
Questi sono i punti decisivi sui cui aprire un ragionamento sull’unità del centrodestra, un’unità che possiamo ripensare sotto il titolo di Leopolda blu o di una grande federazione delle forze liberali, democratiche e conservatrici nazionali. Non è possibile, infatti, fermarsi unicamente a guardare il flusso elettorale che il centrosinistra canalizza e costatare dopo quindici giorni il suo deflusso, senza concorrere in nulla ad attivare, promuovere e mobilitare il proprio elettorato.
Così com’è, conviene dirselo: il centrodestra non va da nessuna parte, non influisce in nulla e non è in grado di portare alcun contribuito.
Quello che necessità il Paese, e anche il centrosinistra oggi, è un centrodestra forte, organizzato attorno ad alcune idee portanti, perfettamente sintonizzate con le tendenze continentali e quelle atlantiche.
Da un lato, infatti, vi è il grande bacino politico del popolarismo europeo, articolato attorno alla forte presenza di valori come la difesa della vita, della famiglia, della libertà, e così via. Dall’altro vi sono i movimenti conservatori che stanno portando esigenze nuove, quali quelle del territorio, dei popoli, delle piccole comunità, eccetera.
Queste due matrici, una comunitaria e l’altra democratica, sono la base del fronte anti socialista in tutto il mondo e sono anche l’asse del centrodestra italiano, articolato attorno a quattro partiti: NCD, Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Tutti insieme devono stare uniti, devono formare insieme una leadership attraverso le primarie, e devono diventare interlocutore policentrico e organico in Europa della destra americana. Questa è la bussola da seguire.
Non c’è alternativa, infatti, a questa linea. Senza unità il centrodestra non esiste. Senza unità il centrodestra non influisce. Senza unità il centrodestra non esiste a livello internazionale. Senza l’unità del centrodestra, l’Italia resta zoppa e monca, nonostante la forza di Renzi, e, quindi, incapace di camminare.
Se qualcuno è vivo, batta un colpo.