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La Pinotti e la politica estera del governo Renzi, fra Ue e Usa

Dal giorno dopo le elezioni europee, Matteo Renzi ha ottenuto quella legittimazione popolare che gli ha consentito di alzare lo sguardo oltre la dimensione domestica del dibattito politico. Il governo sa bene che il suo destino dipende non solo dalla capacità di realizzare il programma di riforme annunciate.

Un ruolo decisivo per il successo o meno di questo esecutivo è giocato dallo scacchiere internazionale e dalla possibilità di riuscire a cogliere tutte le possibilità che sono offerte da una geografia, politica ed economica, in continua evoluzione. L’Italia è naturalmente al centro dei quadranti ovest/est (Eurasia) e nord/sud (mediterraneo).

Il nostro impegno strategico si divide quindi fra Bruxelles e Washington. Se rispetto all’Unione Europea, Renzi sembra voler scommettere (a ragione) sulla politica estera e di sicurezza, nel rapporto con l’Amministrazione Usa la materia di maggiore interesse è la difesa. In questo senso, non sorprende che il ministro Roberta Pinotti abbia scelto di fare una visita al Pentagono e alla Casa Bianca, incontrando Hagel e Susan Rice. Quello che colpisce, e positivamente, sono l’accoglienza prima e i commenti poi che sono arrivati dagli Stati Uniti.

Il nostro governo si è presentato consapevole delle sfide internazionali e pronto a fare, con la propria autonomia e coerentemente con i propri interessi nazionali, la propria parte. Libia ma anche Iraq e Siria senza dimenticare la complessità del dossier Ucraina. Libro Bianco e vertice Nato di settembre sono i due orizzonti verso i quali guarda la difesa italiana. Non poteva mancare il riferimento industriale e al fronte più polemico, quello degli F35.

Il caccia della Lockheed Martin fra successi e incidenti rappresenta un programma centrale nel futuro dell’Alleanza Atlantica. La Pinotti e il suo collega Hagel lo sanno bene. Non servono strappi o fughe in avanti. Per il governo il tempo della campagna elettorale interna è finito; ora si tratta di conquistare il consenso all’estero.

Il negoziato a Bruxelles ed il ponte con Washington indicano che una strada è stata segnata. Bisognerà solo percorrerla e non perdersi lungo il tragitto.


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