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Adesso l’Europa di Juncker rilanci la domanda interna dell’Eurozona

La fiducia del mondo produttivo conferma, nel complesso, i segnali di una contenuta ripresa. Dopo tre trimestri di stagnazione, questi segnali dovrebbero tradursi in qualcosa di positivo a partire dal secondo trimestre.

Nello specifico, la manifattura sembra procedere a ritmi moderati, da giudicare inadeguati tenuto conto della caduta che è alle spalle. Si evidenzia un accenno di inversione di tendenza nelle costruzioni; sono favorevoli anche le indicazioni della grande distribuzione, un segno che la caduta dei consumi si è fermata.

L’evoluzione più positiva dovrebbe divenire finalmente visibile anche negli hard data. Dato, però, l’andamento dei mesi precedenti la crescita del 2014 sembra compromessa e quest’anno passerà agli annali come uno di stagnazione. Cosa succederà nel 2015? Con i ritmi attuali non si va oltre l’1-1,5% annuo, troppo poco soprattutto per le esigenze di miglioramento del mercato del lavoro.

Per un mutamento di prospettiva è essenziale un radicale cambio dell’Europa, che non si esaurisca nella concessione di un po’ più di flessibilità e tolleranza sui conti, ma che assuma come prioritario l’obiettivo del rilancio della domanda interna dell’Eurozona.


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