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Papa Francesco, che cosa insegna il caso Wesolowski

Pugno di ferro contro i preti colpevoli di abusi sessuali. Per la prima volta, la mannaia della giustizia vaticana cade sulla testa di un vescovo, l’ex nunzio in Repubblica Dominicana, mons. Josef Wesolowski. Sarebbe più opportuno chiamarlo semplicemente “signor Wesolowski”, dal momento che da qualche giorno – ma l’ufficialità si è avuta solo ieri – è stato ridotto allo stato laicale, la più severa punizione per un ecclesiastico (eccezion fatta per la scomunica). Come riassume sul Corriere della Sera Maria Antonietta Calabrò, il diplomatico della Santa Sede “non è più prete né potrà presentarsi come prete”. Da un anno era finito nel mirino della Congregazione per la dottrina della fede, che aveva raccolto le accuse mosse dal cardinale dominicano Nicolas Lopez Rodriguez al presule polacco – ritenuto coinvolto in molteplici casi di abusi sessuali su minori – e aveva quindi istruito il processo canonico. Lo scorso agosto, su sollecitazione del Papa, la Segreteria di stato aveva rimosso Wesolowski dal suo incarico nei Caraibi, richiamandolo a Roma in attesa della conclusione dell’indagine. Il verdetto, di primo grado, è inequivocabile.

POSSIBILE L’ARRESTO PER L’EX NUNZIO

All’ex nunzio verrà ora negata anche quella “relativa libertà di movimento” che gli era stata concessa in attesa della conclusione del processo. Wesolowski avrà ora due mesi per presentare appello, benché la possibilità di un arresto non sia affatto remota. Dal Vaticano fanno infatti sapere che “tenuto conto della sentenza ora pronunciata, saranno adottati nei confronti dell’ex nunzio tutti i provvedimenti adeguati alla gravità del caso”.

L’ULTIMATUM DELL’ONU

Il caso Wesolowski aveva fatto discutere anche l’Onu, che nel rapporto stilato nei mesi scorsi dal Comitato contro la Tortura aveva dato una sorta di ultimatum: o si avvia l’iter per l’estradizione, o lo si processa Roma. In ogni caso, precisavano da Ginevra, “non gli può essere riconosciuta l’immunità”. Da qui, la linea di tolleranza zero del Vaticano. Lo stesso Francesco avrebbe garantito al presidente dominicano Danilo Medina, ricevuto nel palazzo apostolico lo scorso 26 giugno, che Wesolowski – nunzio nel Paese caraibico dal 2008 al 2013 –  riceverà alla fine del processo “il massimo della pena”.

L’INCONTRO CON LE VITTIME DI PRETI PEDOFILI

Il tutto avviene a pochi giorni dall’atteso incontro che il Pontefice avrà con alcune vittime di abusi sessuali da parte di ecclesiastici. L’appuntamento è fissato a Santa Marta per il prossimo 7 luglio. Nel frattempo, da qualche mese è attiva la Commissione presieduta dal cardinale Sean O’Malley, arcivescovo di quella Boston balzata un decennio fa all’onore delle cronache per casi di pedofilia da parte di membri del clero.

“ABUSARE DEI BAMBINI E’ COME FARE UNA MESSA NERA”

Tornando dal viaggio in Terra Santa, nel corso della conferenza stampa in aereo, il Papa aveva già chiarito che “in questo problema non ci saranno figli di papà”, anche perché “un sacerdote che fa questo, tradisce il Corpo del Signore, perché questo sacerdote deve portare questo bambino, questa bambina, questo ragazzo, questa ragazza alla santità. E invece abusa di loro. E’ come fare una messa nera”.

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