Una volta la parabola era innanzitutto quella evangelica. Ovvero, un insieme di parole significative e organizzate grazie a una struttura narrativa molto semplice, con l’obiettivo di facilitare la ricerca di uno o più significati del testo. Un intelligentissimo espediente utilizzato fin dalle origini della religione cattolica, per raccontare i prodigi di Gesù alle masse e insegnare, anzi indottrinare, il popolo dei fedeli.
Per gli appassionati della matematica, poi, la parabola assume un valore fondamentale, da applicare nella fisica e nell’ingegneria: torme di generazioni di studenti hanno spremuto le meningi cercando di risolvere problemi che iniziavano con le parole “data l’equazione della parabola”, per non parlare delle cosiddette “parabole passanti” e le rette tangenti a una parabola. Oggi quel termine ha assunto ulteriori, molteplici, significati: e sotto gli occhi di tutti, nelle grandi città di tutto il mondo, la parabola è presente con una forma circolare, posta su terrazze e balconcini di ogni tipo, per catturare i segnali televisivi emessi dai satelliti. Una realtà ingombrante, spesso capace di deturpare il paesaggio, e che non smette di “crescere e moltiplicare” la sua presenza.
In quel di Sant’Oreste, comune situato a poca distanza da Roma, proprio quelle parabole che erano nate per attirare i canali delle tv di tutto il pianeta ora sono diventare delle opere d’arte. Per questo evento, visibile da sabato 19 luglio e fino al prossimo 24 agosto, ecco 25 parabole, otto delle quali inedite e due a quattro mani. A questo nucleo di base sono affiancate altre 35 opere: 10 tra tele e carte realizzate con francobolli o dedicate al bollo, e 21 libri d’artista, un omaggio dovuto a due simboliche icone della comunicazione e della promozione della cultura come il francobollo appunto e il libro, felicemente sopravvissute. In apertura due pannelli di pittura digitale sul diverso significato assunto nel tempo dal termine “parabola”.
Impossibile citare tutti gli artisti presenti nella rassegna: da segnalare l’opera creata per l’occasione da Valeria Catania, che dota il freddo oggetto di profili umani, per ri-marcare l’emergenza di portare in primo piano il valore delle persone, altrimenti in sofferenza nell’impari gara con le tecnologie. E la vera luce proviene proprio da quei profili, non dalla parabola: perché, secondo il rivoluzionario progetto concettuale dell’artista, è solo la liberazione del pensiero che può salvare l’umanità, schiacciata dagli infiniti messaggi che puntano a costringere le persone a replicare volontà eterodirette.
L’esposizione studiata per Sant’Oreste da Carmine Siniscalco vuole segnalare non solo l’inquinamento estetico di un paesaggio urbano invaso da parabole televisive già denunciato ma anche l’orgia d’informazione, spesso distorta, che bersaglia quotidianamente l’umanità. L’evento espositivo diventa un vero e proprio manifesto d’arte sul tema dell’informazione e della divulgazione, realizzato e diffuso su proposta del direttore artistico della Pinacoteca di Montopoli Mario Bagordo da uno spazio museale situato a due passi da Roma, il Museo Palazzo Caccia, del comune di Sant’Oreste.