Sull’equo compenso si preannuncia un’estate calda. Un mese fa il ministro della Cultura e del Turismo Dario Franceschini ha aggiornato le tabelle al rialzo col decreto sull’equo compenso per copia privata, promettendo che non ci sarebbero state ricadute sui consumatori. E invece ecco la stoccata di Apple, con l’iPhone 5s da 16GB che ora costa 732,78 euro, 3,78 euro in più. Il modello da 32GB costa 4,76 euro in più (843,76), mentre quello da 64GB 5,25 euro in più (954,25). Rincari proporzionati anche per iPad e MacBook. Lo ha confermato l’ufficio stampa dell’azienda precisando che i prezzi dei dispositivi sono stati adeguati alle nuove tariffe per il copyright previste dal decreto.
ALLARME RINCARI: ANCHE SAMSUNG SI ADEGUERA’
Ed è già “allarme rincari”: su smartphone, tablet e altri dispositivi di diversi produttori potrebbero presto arrivare agli aumenti di prezzo corrispondenti agli aumenti dell’equo compenso decisi dal governo. Samsung “sta valutando”, come dice a Repubblica.it, poiché il rincaro dell’equo compenso equivale a una perdita nel margine di profitto di alcuni milioni di euro al mese per l’azienda coreana. Le aziende produttrici già da dieci giorni stanno pagando la Siae secondo le nuove tariffe, quindi è forte la tentazione di scaricare i costi extra sui consumatori.
FRANCESCHINI: SORPRESA GIUSTIFICATA?
Il decreto voluto da Franceschini aggiorna per il prossimo triennio il compenso per la riproduzione privata di fonogrammi e di videogrammi previsto dalla legge sul diritto d’autore. “Si garantisce il diritto di autori e artisti alla giusta remunerazione senza gravare sui consumatori”, aveva detto allora il ministro. Il decreto “non prevede alcun incremento automatico dei prezzi di vendita. Smartphone e tablet sono venduti a prezzo fisso”. Ieri tutta la delusione di Franceschini è stata affidata a un tweet: “iPhone 5S 16GB: Francia 709 euro (copia privata 8 euro) Germania 699 (cp 36 euro) Italia ora 732 (cp 4 euro). Apple fa pagare copia privata solo ai suoi clienti italiani”. E ancora: “Scaricano sui soli consumatori italiani il legittimo compenso dovuto agli autori pur di non ridurre lievemente il loro margine di guadagno. Che altro dire?”.
LA REAZIONE DI CONFINDUSTRIA DIGITALE
“Era prevedibile a fronte di un’imposizione del tutto ingiustificata”, ha fatto però notare Elio Catania, presidente di Confindustria Digitale. “Non ci voleva un genio per capire come sarebbe andata a finire, bastava un briciolo di onestà intellettuale”, gli fa eco Daniele Capezzone (Fi), presidente della commissione Finanze della Camera; “hanno aumentato quella che funziona come una vera e propria tassa (per una copia privata che verrà effettuata, è bene ricordarlo, appena sul 5-10% dei dispositivi acquistati) e che come tutte le altre in un modo o nell’altro si scarica sui consumatori, deprimendo l’economia”.
Solo pochi giorni fa Catania chiedeva “Una revisione immediata” del decreto sull’equo compenso del Mibact; “Così come è stato delineato si tratta di un provvedimento ingiusto nella sua struttura e dimensione, molto penalizzante”; e proseguiva: “In attesa che il provvedimento venga modificato lasciamo al Ministero la scelta della via migliore per congelarne l’attuazione”. Catania spiegava anche che il 70% degli utilizzatori di smartphone e cellulari si appoggia a tecnologie diverse dalla copia privata, come lo streaming, e che i proventi della tassa sull’equo compenso quadruplicherebbero con l’entrata in vigore del decreto, dando “un sussidio all’industria della creatività ma a scapito di un’altra industria”. Sulla stessa linea Claudio Lamperti, vicepresidente di Anitec: “Le tariffe su smartphone e tablet diventano così le più alte d’Europa”.
SCONTENTA ANCHE LA SIAE: PRONTA LA REAZIONE
Anche i sindacati Siae (la Società italiana degli autori ed editori che si giova degli aggiornamenti fissati dal decreto) hanno attaccato Apple, definendo i suoi aumenti un’operazione “di pura mistificazione della realtà mirata a confondere i consumatori e a mantenere inalterati i propri ingenti profitti, spesso realizzati attraverso l’utilizzo di manodopera a basso costo”. “L’Italia ha i prezzi di smartphone e tablet più alti d’Europa, è uno dei mercati più redditizi al mondo”; in altri Paesi l’equo compenso è più alto che da noi (in Francia su uno smartphone arriva fino a 16 euro, in Germania fino a 36 euro), ma nonostante ciò “le multinazionali hanno deciso di scaricare sul consumatore il compenso che devono ai creativi e non vogliono rinunciare a un solo centesimo dei loro già straordinari fatturati (dichiarati all’estero e quindi spesso non tassati in Italia)”, aveva già detto la Siae già al momento dell’approvazione del decreto. E ora dalla Società Italiana degli Autori è pronta la provocazione: acquistare in Francia qualche centinaio di iPhone da mettere in vendita in Italia al prezzo francese, quindi a 50 euro in meno rispetto a quanto costano da noi. I dettagli dell’iniziativa saranno studiati dai vertici Siae nei prossimi giorni, possibilmente con l’aiuto delle associazioni in difesa dei consumatori.
ALTRI AUMENTI IN VISTA
E ora si attendono le mosse degli altri produttori: LG ha detto che assorbirà l’aumento dell’equo compenso, Microsoft non ha dato indicazioni, Google per ora mantiene gli stessi prezzi sullo smartphone Nexus5 e sul tablet Nexus 7, Sony distingue: non subiranno aumenti di prezzo i televisori, ma con ogni probabilità non sarà possibile fare altrettanto con hard disk, schede di memoria, chiavette Usb, dove l’equo compenso inciderà in maniera significativa.