Pubblicamente la benedizione è già avvenuta. L’ex premier Mario Monti ha fatto sapere che considera Matteo Renzi quasi un suo erede: “La sua agenda è il seguito della mia agenda”, ha detto l’ex leader di una Scelta civica, in buona parte infatuata dal vulcanico presidente del Consiglio.
In privato invece l’endorsement appare meno convinto, almeno negli ultimi giorni, soprattutto per quanto riguarda l’approccio europeo del segretario Pd. Le ultime indiscrezioni raccolte da Formiche.net in ambienti milanesi raccontano infatti di un Monti piuttosto critico sulla linea renziana a Bruxelles.
La sua lunga esperienza da commissario europeo fa dire al senatore a vita, per ora solo in conversazioni off the records con alcuni interlocutori esperti di economia e finanza, che Renzi ha sbagliato a porre la flessibilità come priorità numero uno della sua agenda. L’ha fatta apparire, avrebbe detto Monti, come troppo “pro domo sua”, come una causa propria dell’Italia e di pochi altri Paesi, non un vantaggio per tutta l’Ue come invece dovrebbe essere interpretata ogni sfida europea, specie da parte di chi ha la presidenza di turno dell’Ue.
La vera questione da porre, secondo l’ex presidente di Scelta civica, è un’altra. Ed è sintetizzabile nell’analisi che l’economista Mario Baldassarri ha affidato al Corriere della Sera lo scorso venerdì. In sostanza, è lo squilibrio commerciale della Germania a frenare la crescita dell’eurozona, dunque i Paesi europei dovrebbero convincere Berlino a far lievitare la crescita.
Obiettivo che non è stato centrato, peraltro, dallo stesso governo Monti, rimarcano gli osservatori più maliziosi.
Ma si sa, è più facile giudicare e commentare che governare.